Roma, 28 mar – La storia non è sempre uno specchio fedele del tempo presente. I corsi e i ricorsi storici possono trarre in inganno. Così la retorica del ritorno alle barbarie dei nazionalismi per spiegare l’aggressione dell’Ucraina da parte della Russia suona abbastanza ridicola.
Le parole di Mattarella
Nel tranello cade anche il presidente Mattarella, il quale, intervenendo all’Università di Trieste, ha parlato del «riesplodere di aggressivi egoismi nazionali come non avveniva dall’800» e di «un retrocedere della storia e della civiltà che mai avremmo immaginato possibile in questo inizio di millennio». Una lettura semplicistica che tende a svalutare la complessità del conflitto in atto. Anzi, in questo modo si rischia paradossalmente di colpire alle spalle anche gli stessi ucraini.
A dispetto delle commozioni ipocrite per la “resistenza” ucraina, questi ultimi hanno sicuramente trovato nella propria identità nazionale uno dei motivi principali, e più forti per combattere questa guerra. Nel rimpallarsi reciproco di accuse su chi è più nazionalista e chi abbia più da “denazificare” l’altro, assistiamo in realtà al lungo torpore dell’Europa che non vorrebbe più svegliarsi dal suo sogno sulla fine della storia.
Sotto questa lente ciascun conflitto diventa incomprensibile. Così Mattarella prosegue dicendo: “Non riusciamo neppure a rinvenirvi una motivazione razionale”. Ma proprio questa negazione delle ragioni dell’altro sembra costituire un grave ostacolo a quel dialogo che secondo le parole di Mattarella andrebbe cercato con insistenza.
Una retorica smobilitante
Il conflitto in Ucraina non è una sorta di lotta per la democrazia occidentale contro un’autocrazia neo-zarista o un nazionalismo fuori tempo massimo. Anzi, se proprio qualcuno sta lottando per i propri interessi nazionali, se non per la sopravvivenza stessa della propria nazione, quello è il popolo ucraino. In quella retorica che vorrebbe vedere la colpa di qualsiasi guerra al nazionalismo, quasi fosse una mascolinità tossica per Stati, una logica da bulli o un retaggio di non si sa quali secoli bui, c’è solo la sorpresa di un mondo come quello occidentale che ha perso qualsiasi contatto con la propria terra e la propria identità.
Michele Iozzino
3 comments
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Senza la presenza anche dei russi buona parte della storia Ucraina non esisterebbe. Se oggi, in una situazione di guerra civile conclamata (e sarebbe bene che qualcuno valutasse gli elementi di similitudine con la guerra civile spagnola), non vanno più d’ accordo (effettivamente di motivi ce ne sono parecchi), sarebbe forse bene dividere la terra come è successo in prima battuta con la caduta della ibrida Yugoslavia o, decisamente meglio, con la Cecoslovacchia.
Il dilemma vero è la strategica, per tanti versi, grandiosa Odessa, perché non consentirle di diventare un ufficiale porto franco? Lasciando ad ovest la striscia di mare, letteralmente rubata, ai Moldavi.
A Mattarella non penso proprio si debba addirittura ricordare che dove non c’è giustizia c’è la guerra… Molti dovrebbero rileggersi cosa ha affermato Keynes circa le cause dell’ avvento del nazismo (quello vero).