Roma, 29 dic — Una tempesta di cervelli, un teatrino davvero gustoso quello fra il guru della manosphere Andrew Tate, e la eco-pasionaria diversamente simpatica Greta Thunberg. Dopo aver appeso l’impermeabile giallo al chiodo dichiarando di voler «cedere il megafono della protesta» ad altri giovani attivisti, Greta dispone di una grande quantità di tempo libero. Che potrebbe impiegare recuperando gli anni di studio persi mentre fingeva di «sfidare i potenti della terra», incolpando l’uomo occidentale medio dei disastri ecologici compiuti da Cina e India, e inducendo i governi a tassare a morte i cittadini nel nome del «green».
Sfida su Twitter
Invece, da vera boomer nell’anima nonostante la giovane età, Greta preferisce rispondere alla tutto sommato innocua provocazione di Tate con una bordata che — prendendo a prestito il linguaggio politicamente corretto — si potrebbe definire «sessista», facendosi grossa del suo enorme seguito. Con il plauso beota di tutta l’utenza Twitter progressista. Gli stessi insulti che, a parti invertite — ovvero, scritti o pronunciati da un uomo — provocherebbero l’immediata reazione indignata di chi la sostiene. Ricordiamoci che si tratta di bodyshaming solo quando un uomo critica l’aspetto di una donna, mai l’inverso, l’ha detto l’internet!
La frase di Tate e la risposta di Greta
Ex kickboxer statunitense con cittadinanza britannica, ultrabannato da qualsiasi social esistente e recentemente riammesso su Twitter da Elon Musk, Tate ha costruito la sua fortuna e il suo enorme seguito social grazie al piglio strafottente e alle pillole di antifemminismo feroce che lo fanno amare da un vasto pubblico maschile.
Amante dell’ostentazione e del lusso, è spesso definito «nauseante» dalle femministe e le sue dichiarazioni finiscono puntualmente al centro di feroci polemiche. Non troverete la sua faccia alla voce «simpatia» della Treccani, insomma. «Ciao Greta Thunberg. Io ho 33 macchine», ha twittato ieri. «La mia Bugatti ha un motore W16 da 8 litri con turbo quadruplo. Le mie due Ferrari da competizione hanno un V12 da 6 litri e mezzo. Questo è l’inizio. Per favore, inviami il tuo indirizzo email così che possa mandarti una lista completa delle mia collezione di auto e delle loro enormi emissioni».
yes, please do enlighten me. email me at smalldickenergy@getalife.com https://t.co/V8geeVvEvg
— Greta Thunberg (@GretaThunberg) December 28, 2022
Quando non sai come rispondere, dì che ce l’ha piccolo
Greta Thunberg, nelle sue limitate capacità argomentative (in quattro anni non le abbiamo mai sentito dire qualcosa di diverso da «come osate, la nostra casa è in fiamme, moriremo tutti») risponde come tutte le donne che messe all’angolo del ring vogliono lo stesso averla vinta. Ovvero, la butta sul bodyshaming, ovvero sulle dimensioni del pipino. Tanto chissenefrega, nessuno le farà mai le pulci, lei è una donna. «Certo, ti prego, illuminami. Scrivimi pure a celhopiccolo@fattiunavita.com». Manicomio immediato, Twitter esplode di commenti a sostegno di Greta, i giornali portano in trionfo lei e il tweet «che passerà alla storia» (parole testuali del Corriere). Il tutto per aver sostenuto che un tizio ce l’ha piccolo. Ma è prassi che il mondo osanni la Thunberg per ogni suo gesto, anche quando caga in un secchio, purché sia il secchio di una barca a vela di proprietà di un miliardario.
Thank you for confirming via your email address that you have a small penis @GretaThunberg
The world was curious.
And I do agree you should get a life ❤️ https://t.co/mHmiKHjDGH pic.twitter.com/SMisajQRcf
— Andrew Tate (@Cobratate) December 28, 2022
La risposta di Tate, con tanto di video in cui chiede di farsi portare una pizza in contenitori non riciclabili, sottolinea un fatto che milioni di utenti beoti non hanno avuto il tempo di vagliare, intenti come erano a festeggiare una ragazza con disturbo dello sviluppo che prende in giro un uomo per le (presunte) dimensioni del sue pene: cioè che la fittizia mail celhopiccolo@fattiunavita.com sarebbe a rigor di logica da riferirsi a Greta. In poche parole, l’attivista si sarebbe detta da sola che «ce l’ha piccolo», e che «deve farsi una vita». Come dicevamo sopra: una «tempesta di cervelli». Resta solo da capire come Greta sia venuta a conoscenza delle dimensioni di Tate, e quale sia il suo metro di giudizio. Sempre ammesso (e non concesso) che ne abbia mai visto uno: in tal caso, forse, avrebbe smesso da tempo di rompere l’anima al mondo intero.
Cristina Gauri
4 comments
Per la cronaca, l’espressione “Small Dick energy” non c’entra nulla con le dimensioni del pene…
Due facce della stessa medaglia ……..
Uno sborone che provoca una (strafiga)…
[…] Greta contro Andrew Tate: “Ce l’hai piccolo” non è bodyshaming se… […]