Atene, 21 set – Ha vinto Syriza. E questa è già una notizia. Il partito di Tsipras, secondo i sondaggi, era dato infatti a non più del 25-27% delle preferenze, mentre nel segreto dell’urna ha quasi confermato i risultati di gennaio. Questo nonostante la scissione della minoranza di sinistra che, con la sua nuova formazione “Alleanza Popolare” nemmeno supera la soglia di sbarramento e si ritrova totalmente fuori dai giochi.
Ha vinto però anche l’astensione. A gennaio si erano recati a votare 6.3 milioni di elettori sui 10 aventi diritto al voto. Ieri, invece, solo 5.5 milioni. Significa che quasi un greco su due ha disertato le urne. Segno di una disaffezione, in specie dopo la capriola ideologica di Tsipras all’indomani del referendum? Probabile, considerando che Syriza mantiene il 35% solo grazie al dato dell’astensione. Perché per il resto perde oltre 300mila voti.
Analogo discorso per il principale opponente del pettinato leader, Nea Dimokratia di Vangelis Meimarakis: la formazione di centrodestra perde 200mila preferenze, pur aumentando le percentuali che però sono sempre relative.
Tiene invece botta Alba Dorata, che conferma i 380mila voti e, per effetto sempre dell’astensione, incrementa il proprio peso al 7%, segnando il miglior risultato del partito alle elezioni parlamentari (dove gioca sempre la logica del voto presunto utile) e guadagnando un rappresentante.
Per la Grecia si apre ora la prospettiva della riproposizione del governo di coalizione che ha formato l’esecutivo da gennaio ad oggi, vale a dire l’alleanza con Anel – Greci Indipendenti, una sorta di Ncd in salsa ellenica dato che nascono da una frattura all’interno proprio di Nea Dimokratia. Se queste sono le premesse, visto il trattamento riservato da Tsipras all’esito del referendum e la firma in calce al nuovo memorandum, è più che legittimo aspettarsi che la Grecia non esca dal sentiero, fatto di austerità e tagli, nel quale si trova da anni. Il periodo gennaio-settembre sarà al più ricordato come un intermezzo nel quale il bluff di Tsipras era evidente sin dai primi mesi di governo.
Ormai a credere alle intenzioni pseudo-rivoluzione del leader di Syriza è rimasto il solo Vendola. I creditori internazionali possono dormire sonni tranquilli.
Filippo Burla
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