Roma, 1 dic — Fece morire di sete una bambina yazida di 5 anni, lasciandola incatenata sotto il sole di Falluja dopo averla comprata come schiava nel 2015: per questo atroce crimine un militante dell’Isis è stato condannato all’ergastolo da un tribunale di Francoforte.
Miliziano Isis condannato all’ergastolo
Taha Al-Jumailly, iracheno di 29 anni, sconterà il carcere a vita dopo essere stato riconosciuto colpevole di crimini di guerra e soprattutto di genocidio: una sentenza storica, che afferma ufficialmente l’esistenza del genocidio yazida e condanna lo Stato islamico contro la suddetta minoranza irachena. Alla lettura del verdetto il condannato è svenuto, rendendo necessaria l’interruzione del procedimento. La vicenda è da mettere in relazione con la recente condanna di Jennifer W., foreign fighter tedesca e all’epoca moglie di Taha Al-Jumailly. Dopo aver lasciato la Germania per seguire il marito e affiliarsi all’Isis, era infine rientrata dall’Iraq per tornare nel proprio Paese, dove lo scorso settembre il Tribunale di Monaco l’aveva condannata a dieci anni di carcere per lo stesso reato del marito.
Chi sono gli yazidi
Gli yazidi sono un gruppo di lingua curda proveniente dal nord dell’Iraq. I miliziani dell’Isis hanno compiuto un’opera persecutoria nei loro confronti durata anni, uccidendo migliaia di uomini, stuprando donne e vendendole come schiave sessuali e reclutando a forza i bambini dei villaggi per addestrarli come combattenti. A maggio, gli investigatori speciali delle Nazioni Unite hanno reso noto di aver raccolto «prove chiare e convincenti» del comprovato genocidio dell’Isis contro gli yazidi. «Questo è un momento storico per la comunità yazida», afferma all’Afp l’avvocato e membro dell’Ong YazdaNatia Navrouzov.
A rappresentare la madre della piccola uccisa dell’Isis vi era un team formato, tra gli altri, dall’avvocato per i diritti umani Amal Clooney e dal premio Nobel per la pace ed ex-schiava sessuale yazida Nadia Murad. Clooney ha definito le condanne dei due «una vittoria per tutti coloro che credono nella giustizia», sperando di vedere «uno sforzo globale più concertato per portare l’Isis davanti alla giustizia».
Dalla Germania riconosciuto il genocidio degli yazidi
La Germania si ritrova ad essere uno dei pochi Paesi ad aver intrapreso azioni legali contro le persecuzioni nei confronti degli yazidi. Dalla nazione sede di una delle più grandi comunità yazide del mondo arriva il primo riconoscimento del genocidio contro questa etnia. Sale a cinque il numero di condanne che tribunali tedeschi hanno già emesso contro donne affiliate all’Isis per crimini contro l’umanità legati agli yazidi. Il processo e il relativo verdetto mandano «un messaggio chiaro», secondo Navrouzov. «Non importa dove sono stati commessi i crimini e non importa dove si trovano gli autori, grazie alla giurisdizione universale, non possono nascondersi e saranno comunque processati».