Parigi, 26 set – Siamo alle solite. Come nel 2007 – quando era stato consigliato da Patrick Buisson, veterano del giornale nazionalista Minute, molto destrorso – Nicolas Sarkozy ha deciso, nel quadro delle primarie della destra e poi nell’ottica delle presidenziali del 2017, di condurre una campagna basata sulla carta del patriottismo e della fibra identitaria. Non potendo difendere il suo catastrofico bilancio alla testa dello Stato, invischiato nel caso giuridico-finanziario del “Bygmalion” (1), il sempre combattivo Sarkozy non ha, in effetti, avuto altra scelta che quella di condurre a tambur battente una campagna offensiva e aggressiva, largamente demagogica, puntando a dire il contrario di ciò che diceva e faceva quando era al potere (all’insegna del ben noto “tutti possono sbagliare” e “sono molto cambiato”).
Ed è così che, colui che nel 2008 faceva l’elogio del meticciato, affermando che “l’universalismo della Francia è basato sul meticciato” e che quest’ultimo “non è una scelta, è un obbligo”, fustiga oggi gli “ideologi del multiculturalismo”. Allo stesso modo, il candidato Sarkozy si è messo contro l’insieme della classe politica (con la sorprendente eccezione di Jean-Luc Mélenchon…) e mediatica “benpensante” dichiarando, il 19 settembre 2016, che “non appena si diventa francese, i propri antenati sono i Galli”. Ricordiamo che è lo stesso Nicolas Sarkozy, ora cantore dell’identità francese fiera e forte, che confidava a Philippe de Villiers: “Tu ami la Francia, la sua storia, i suoi paesaggi. A me tutto questo lascia freddo”.
In pratica, avendo capito l’aria che tira, che vede il popolo francese mostrarsi sempre più reattivo alle utopie della “diversità” e del “senza-frontierismo” (soprattutto a causa della doppia violenza degli attentati islamisti e dell’inondazione migratoria), egli conduce una campagna abile e sfacciata, dato che l’insieme delle sue azioni, sia come ministro dell’Interno che come presidente della Repubblica (soppressione della doppia pena, creazione del consiglio francese del culto musulmano, guerra in Libia e assassinio di Gheddafi, naturalizzazioni di massa…), non ha fatto che deteriorare ciò che oggi pretende di difendere e onorare. Una strategia, sfrontata per non dire totalmente cinica, ma che sembra funzionare presso dei francesi sempre così smemorati. E così, Sarkozy sta rosicchiando, a poco a poco, almeno nei sondaggi, il suo ritardo sul vecchio scampato alla giustizia Alain Juppé, per ottenere l’investitura della destra alle prossime presidenziali.
Con questa tattica, Sarkozy sta ugualmente “superando a destra” la candidata Marine Le Pen, che, al contrario, sempre ossessionata dalla “dédiabolisation” e dalla “normalizzazione”, produce un discorso moderato, talvolta persino asettico, che sorprende in un contesto che sembrerebbe così favorevole al suo movimento. La spiegazione di questa moderazione potrebbe trovarsi nei recenti sondaggi che le assicurerebbero una presenza pressoché “certa” al secondo turno delle presidenziali. La Le Pen, e la sua guida Florian Philippot, starebbero quindi già in un’ottica di campagna da secondo turno, in cui bisogna rassicurare e unire più largamente possibile, al contrario del primo turno, in cui occorre essere più offensivi, unire e motivare il proprio campo e distinguersi dalla massa delle candidature. Da qui la sensazione che Marine Le Pen, almeno sui grandi media nazionali, si rivolga più a coloro che ancora non la votano che ai suoi elettori e simpatizzanti. Un gioco pericoloso, a questo punto della campagna, sapendo che è sempre prudente diffidare fortemente dei “sondaggi”, che sono dei formidabili strumenti di orientamento e di strumentalizzazione, per non dire di manipolazione politica. E così, la presidente del Front National ha sorpreso e shockato i suoi sostenitori naturali, dichiarando che “l’Islam è compatibile con la Francia”, così come si è definitivamente alienata l’ala radicale al suo fianco (che deride per il fatto di non pesare elettoralmente…) affermando che lei “metterebbe sullo stesso piano coloro che vogliono imporre una Francia meticcia e coloro che vogliono una Francia bianca” e che “il criterio razziale non fa parte della definizione di Francia” (11 settembre 2016, TF1).
Contro una Marine Le Pen banalizzata, un Nicolas Sarkozy scatenato, il cui liberalismo rassicura la borghesia di destra, inquieta per l’insicurezza e l’immigrazione ma attaccata ancora di più ai propri privilegi economici, potrebbe dunque fare scopa. Per la più grande sfortuna della Francia. O almeno di quel che ne resta.
Xavier Eman
(1) L’affaire Bygmalion è un caso poltico-finanziario francese. Creata nel 2008 da due sodali di Jean-François Copé, l’agenzia di comunicazione Bygmalion conosce una forte crescita nello stesso periodo in cui l’Ump, uno dei suoi maggiori clienti, incontra gravi difficoltà economiche. Il 27 febbraio 2014, il settimanale Le Point accusa Bygmalion di aver sovra-fatturato i conti per il meeting della campagna del 2012 di Sarkozy. Il 14 maggio, Libération rivela che su 18 milioni di prestazioni fatturate, alcune di queste non avrebbero mai avuto luogo, sollevando degli interrogativi sull’utilizzo di tali fondi. Il 26 maggio, l’avvocato di Bygmalion conferma l’emissione di 10 milioni di false fatture su richiesta dell’Ump.
2 comments
La LePen si sta scavando ls fossa da sola da quando ha sostanzialmente rinnegato la via indicata da suo padre….
Ha troncato le sue radici e farà fare al FN la stessa fine che Fini ha fatto fare ad AN….
Sarkozy è un nemico irriducibile dell’Italia e, sostanzialmente, un verme