San Pietroburgo, 16 giu – Al via oggi il XX Forum economico internazionale di San Pietroburgo, ribattezzato anche la “Davos russa”, tra le questioni principali al centro della tre giorni ci saranno le relazioni Ue-Russia, le sanzioni economiche e la guerra in Siria. Sono attese le visite del presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker e il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon. Al Forum prenderanno parte oltre mille imprese da tutto il mondo, i capi delle maggiori società internazionali, i top manager russi, e saranno rappresentati più di 120 paesi, tra cui l’Italia che parteciperà con lo status di ospite d’onore. Al nostro paese sarà riservato un padiglione nominato “Italia in Russia” che sarà il punto d’incontro per le trattative tra medie e piccole imprese italiane e russe, vi saranno anche 22 grandi aziende italiane che rappresentano i settori strategici più importanti, meccanica-alta tecnologia, energia, agro-industria, infrastrutture e finanza. Le relazioni economiche tra Italia e Russia però sono state incrinate a causa delle sanzioni economiche europee contro Mosca, l’interscambio tra i due paesi ha subito un duro colpo, infatti, negli ultimi due anni sono stati persi 9,6 miliardi di euro. Secondo Antonio Fallico, presidente dell’associazione Conoscere Eurasia curatrice del padiglione italiano “questa perdita non deve frenare l’importanza dell’Italia, che rimane uno dei partner principali della Russia e si conferma al quarto posto al mondo per merci scambiate”.
Proprio in merito alle relazioni italo-russe, ieri, il numero uno del petrolio russo Igor Ivanovich Sechin ha rilasciato un’intervista al Sole-24 Ore. Sechin si auspica il rilancio del legame tra la compagnia Rosneft, di cui è amministratore delegato, e le nostre principali aziende e crede che il Forum sia un’occasione storica per rilanciare la cooperazione tra i due paesi nonostante “le sanzioni danneggiano tutti i protagonisti dell’attività economica”. Come esempio storico degli ottimi rapporti tra Italia e Russia, Sechin cita Enrico Mattei: “Negli anni ’60 il fondatore dell’Eni concluse con l’Urss un contratto di fornitura di petrolio a lungo termine, rompendo i dogmi della guerra fredda che, tra l’altro, presupponevano l’isolamento economico della Russia. Difendendo l’accordo firmato a Mosca, Mattei assicurò che «non avrebbe costituito un pericolo per l’Italia, al contrario avrebbe garantito petrolio al Paese, e dato lavoro agli italiani»; ed era sinceramente contento del fatto che «la lupa che nutrì Romolo e Remo finalmente si sarebbe imparentata con il famoso orso russo»”.
Guardando al presente Sechin sottilinea che Rosneft collabora con le imprese italiane in tutti i campi, dall’estrazione alla produzione e alla logistica, soffermandosi in particolare su Eni con cui “vorremmo ampliare la collaborazione lungo l’intera catena tecnologica: esplorazione geologica, estrazione, lavorazione, sviluppo tecnologico. Con Eni realizziamo progetti congiunti nelle piattaforme continentali. E non è escluso che con il tempo riusciremo a prendere parte alla realizzazione del sogno di Mattei – la partecipazione della compagnia italiana a un grande progetto produttivo in Russia”.
Guido Bruno