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Forniture gas, quanto stiamo pagando la tensione in Ucraina

by Eugenio Palazzini
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Roma, 21 feb – Il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ne è convinto: se scoppia la guerra in Ucraina, troveremo una soluzione per le forniture di gas. “L’Italia ha fatto i compiti abbastanza bene perché come fornitori di gas non abbiamo solo la Russia, che ci dà la gran parte, ma anche altri 5 Stati”, ha dichiarato Cingolani ai microfoni de Il caffè della domenica, su Radio24. “Qui si parla di guerra tra Ucraina e Russia, che di per sé è una catastrofe, ma speriamo non ci sia. Tuttavia, sul gas penso che troveremo una soluzione grazie alle diverse opportunità di fornitura che abbiamo. Anche il fatto di aumentare la nostra produzione di gas, sia pure in quantità non eccessiva, va nella direzione di avere un po’ più di autonomia”, ha precisato il ministro.

Forniture gas e crisi Ucraina: perché non possiamo fare a meno della Russia

E’ davvero così? L’Italia sarebbe cioè in grado di reggere l’urto dei rubinetti chiusi o parzialmente chiusi? Improbabile, almeno nell’immediato. Per comprenderlo basterebbe osservare i dati forniti proprio dal ministero guidato da Cingolani, secondo cui nel 2020 l’Italia ha importato il 43,3 per cento del gas naturale dalla Russia. Quest’ultima, come peraltro ormai noto a tutti, è in assoluto il nostro primo fornitore. Il gas naturale, oltretutto, corrisponde ad oltre il 30 per cento dell’energia consumata in Italia. Non sono numeri tali da potersi ribaltare in poche settimane senza pagare un prezzo altissimo. Il processo di transizione verso la differenziazione di forniture e produzione è insomma possibile, auspicabile, necessario se non vogliamo incrociare le dita all’infinito scongiurando sommovimenti pericolosi, ma non è immediato.

Il lungo processo per l’autonomia energetica

A rimarcare questo lungo percorso verso il cambiamento sostanziale che ci potrebbe assicurare almeno una parziale indipendenza energetica, è Franco Bernabè, presidente di Acciaierie d’Italia. Interpellato da Il Messaggero, l’ex ad di Eni ha messo in guardia sulle possibili ripercussioni di un conflitto in Ucraina oltre i territori del Donbass. “Se diventa una guerra vera, gli ucraini – anche come arma di pressione verso l’Europa affinché intervenga – possono interrompere tutte le forniture di gas russo”, ha detto Bernabè. Drammatico scenario che dunque possiamo impedire soltanto se il conflitto allargato non ci sarà. Nel frattempo, spiega lo stesso Bernabè, dobbiamo muoverci iniziando ad aumentare “le estrazioni in Sicilia e nell’Adriatico”. Poiché “per diversificare le forniture l’Italia dovrebbe puntare sui giacimenti del Mediterraneo Orientale là dove “l’Eni ha un ruolo fondamentale”. Ma per farlo “vanno sviluppate le infrastrutture per portare questo gas in Italia”, specifica l’ex ad di Eni. Progetti ben diversi da quelli ventilati da Ursula von der Leyen, convinta di poter contare sul gas liquefatto americano.

Leggi anche: Ma quale gas americano, la guerra in Ucraina sarebbe una catastrofe per l’Italia

La situazione attuale

In ogni caso, anche il prolungarsi della tensione sta già causando grossi problemi alle forniture. Il Gestore del sistema di trasporto del gas dell’Ucraina ha reso noto che oggi il volume del transito di gas dalla Russia all’Ucraina è a 50,5 milioni di metri cubi, ovvero meno della metà rispetto ai livelli stabiliti nel contratto a lungo termine con Gazprom. Un contratto che sulla carta garantisce all’Europa forniture di 109 milioni di metri cubi di gas al giorno. Dati sufficiente a spiegarci perché l’Italia deve fare di tutto per impedire la guerra in Ucraina.

Eugenio Palazzini

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