Roma, 20 apr – Tra l’umano e il politico. Fidel Castro ricompare in pubblico e pronuncia un discorso che a tutti gli effetti suona come testamentario. “Presto avrò 90 anni. Presto sarò come tutti gli altri. Arriva il turno di tutti”, scandisce il Lider Maximo, evocando tra le righe il momento della propria morte. Castro ha preso parte alla chiusura del VII Congresso del Partito comunista all’Avana, accolto da “una pioggia di applausi”, secondo l’agenzia ufficiale Acn (Agencia Cubana de Informacion). “Forse – spiega – questa sarà l’ultima volta in cui parlo in questa stanza”. Ma, garantisce, “le idee dei Comunisti cubani rimarranno come prova che su questo pianeta, se lavori molto e con dignità, puoi produrre i beni materiali e culturali di cui gli esseri umani hanno bisogno”.
A fianco di Raul Castro, rieletto segretario generale nonostante i proclami che annunciavano un rinnovamento della classe dirigente, è stato confermato come numero due il suo vecchio compagno di lotta Jose Machado Ventura (85 anni). Tre alti gradi, il ministro delle forze armate, il generale Leopoldo Cintra Frias (72 anni), il comandante Ramiro Valdes (83 anni) e il generale Ramos Espinosa (77 anni) mantengono il seggio nell’ufficio politico composto ora da 17 membri, non più da 14. Fidel, che compirà 90 anni il prossimo 13 agosto, ha ceduto la presidenza a Raul nel 2008, dopo essere stato operato d’urgenza per una complicazione intestinale. Da allora, non occupa alcun incarico governativo, anche se secondo la stampa ufficiale discute con il fratello le principali scelte strategiche. L’ultima riflessione di Castro pubblicata è dello scorso 28 marzo ed è intitolata “Fratello Obama”: il Lider accusava gli Stati Uniti di voler cancellare con un tratto di penna anni di angherie ai danni di Cuba, in nome del riavvicinamento avvenuto di recente.
Giorgio Nigra