Berlino, 19 set – Non è una sconfitta su tutta la linea come quella di due settimane fa in Meclemburgo-Pomerania, ma la crisi dei due partiti di massa tradizionali nello scenario politico tedesco è ormai conclamata. Le elezioni per il land della città-stato di Berlino confermano la tendenza nazionale che vede una progressiva frammentazione, con i populisti di Alternative für Deutschland che entrano nel parlamento locale mentre si rompe lo schema di Grande coalizione che, come per il governo federale, aveva retto la città negli ultimi cinque anni.
A vincere, a conti fatti, è l’Spd, che però lascia sul terreno il 5% rispetto al 2011 pur rimanendo primo con il 22%. La Cdu della Merkel crolla al 17,6%, è sempre il secondo partito ma in forte rallentamento con il peggior risultato a Berlino dal dopoguerra ad oggi. Non stupisce in questo scenario il deciso avanzamento di Afd, che con il 14,6% fanno il loro ingresso nel landtag, insieme ai redivivi liberali che tornano a superare la soglia di sbarramento. Per la città si apre una nuova stagione politica, dato che la Spd ha già annunciato un accordo di governo con la Linke (15,4%) e i Verdi.
A stupire, come da copione visti i sondaggi della vigilia, è il risultato di Afd. Berlino è una città tipicamente “rossa”, nella quale un risultato come quello conseguito dal partito di Frauke Petry riveste una discreta importanza. Alternative für Deutschland si conferma forte nelle zone della fu Germania Est, dove in alcune circoscrizioni cittadine supera il 15-16%) e, soprattutto, dalle prime analisi post-voto emerge come il 22% dei suoi consensi arrivi da elettori delusi dalla Cdu. Un campanello d’allarme per la cancelliera, in virtù anche del fatto che l’elevata affluenza (+7% rispetto al 2011) non è stata un viatico per arginare la loro crescita.
Nicola Mattei