Roma, 8 apr – Considerato l’uomo che sussurrava a Boris Eltsin, a capo del Consiglio di politica estera e della difesa russo, l’accademico Sergej Karaganov è visto da molti analisti come “l’eminenza grigia” di Vladimir Putin soprattutto relativamente alla politica estera di Mosca.
Chi è Sergej Karaganov
Sergej Karaganov è un personaggio controverso e tenuto molto in considerazione nelle alte sfere internazionali, se consideriamo che ha fatto parte dell’influente think tank statunitense Council on Foreign Relations ed è membro dal 1998 della Trilateral Commission. Fondatore e presidente del comitato editoriale della rivista Russia in Global Affairs, è autore di una ventina di libri. Un curriculum che a ben vedere potrebbe mandare in tilt chiunque, dai fan di Putin agli apologeti della Nato. Sta di fatto che proprio lui avrebbe preconizzato l’attacco della Russia all’Ucraina, anche se poi è corso a precisare a febbraio che non lo aveva affatto calcolato. Ambiguità del personaggio a parte, oggi il Corriere della Sera lo ha intervistato e le sue dichiarazioni non potranno che far discutere.
Le “due ucraine” e gli “obiettivi” in Europa
Secondo Karaganov la guerra potrebbe finire con la creazione di “due Ucraine”, per l’esattezza “una amichevole con noi (la Russia, ndr), l’altra neutrale e demilitarizzata”. Perché “l’Ucraina è stata costruita dagli Stati Uniti e altri Paesi Nato come una punta di diamante per avvicinare la macchina militare occidentale al cuore della Russia. Vediamo ora quanto fossero preparati alla guerra”.
E ancora: “Putin ha detto che se l’Ucraina fosse entrata Nato, non ci sarebbe più stata l’Ucraina”, dice Karaganov al Corriere. “Nel 2008 c’era un piano di rapida adesione. Fu bloccato dai nostri sforzi e da quelli di Germania e Francia, ma da allora l’Ucraina è stata integrata nella Nato. È stata riempita di armi e le sue truppe sono state addestrate dalla Nato, il loro esercito è diventato sempre più forte. Abbiamo assistito a un rapido aumento del sentimento neonazista in quel Paese”.
L’Ucraina “stava diventando come la Germania nel 1936. La guerra era inevitabile, abbiamo deciso di colpire prima che la minaccia diventasse più letale, noi sappiamo che l’articolo 5 della Nato, che afferma che un attacco a un Paese dell’Alleanza è un attacco a tutti, non funziona. Non c’è garanzia automatica che l’Alleanza intervenga. Ma questo allargamento è quello di un’alleanza aggressiva. È un cancro e noi volevamo fermare la metastasi”.
Per il professore russo “questa operazione militare sarà usata per ristrutturare la società russa: diventerà più militante, spingendo fuori dall’élite gli elementi non patriottici”. E adesso a suo avviso un’escalation del conflitto “è sempre più probabile”. Perché “gli americani e i loro partner Nato continuano a inviare armi all’Ucraina”. Dunque “se va avanti così, degli obiettivi in Europa potrebbero essere colpiti o lo saranno per interrompere le linee di comunicazione”.
“I russi vincono sempre”
Karaganov si è lanciato poi in un’altra profezia sugli esiti della guerra in atto. “Vinceremo noi, perché i russi vincono sempre. Ma intanto perderemo molto. Perderemo persone. Perderemo risorse e diventeremo poveri, per ora. Ma siamo pronti a sacrificarci per costruire un sistema internazionale più giusto e sostenibile. Ora ci stiamo tutti fondendo nel caos. Vorremmo costruire la Fortezza Russia per difenderci da questo caos, anche se per questo diventeremo più poveri. E il caos potrebbe investire l’Europa, se l’Europa non agisce in base ai suoi interessi: quel che fa ora è suicida”. Infine la frecciata sull’atomica: “So che in certe circostanze, gli Stati Uniti potrebbero usare armi nucleari per la difesa dell’Europa. C’è un 1% di possibilità che accada, quindi dobbiamo stare attenti. Ma se un presidente degli Stati Uniti prendesse una decisione simile sarebbe un folle”.
Eugenio Palazzini
1 commento
Ritengo che fare un parallelo tra la Germania del ’36 e l’ Ucraina 2000, è fuori luogo salvo la onnipresenza dei parassiti storici. La Germania era stata massacrata, mentre l’ Ucraina aveva tutte le possibilità di emergere, almeno teoricamente.
Sulla conclusione “due Ucraine”, ritengo la cosa oggi più che necessaria, ma mi fa pensare molto alla divisione post-bellica della Germania… e qualche dubbio (teorico) extra ritorna.