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Draghi al Quirinale? Meglio di no, dice il “New York Times” (per la gioia di tanti)

by Adolfo Spezzaferro
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Roma, 18 gen – Draghi al Quirinale? Meglio di no, lo scrive il New York Times. Il passaggio dell’ex numero uno della Bce da Palazzo Chigi al Colle rischia di riportare l’Italia in un “pericoloso baratro d’instabilità”. Facendo perdere al Paese una rara opportunità per modernizzarsi, è il verdetto del prestigioso quotidiano liberal Usa. Un giudizio che sposa il parere di gran parte dei partiti che sostengono il governo Draghi (ma per altre ragioni).

New Tork Times: “Meglio che Draghi non vada al Quirinale”

Il corrispondente del Nyt a Roma, Jason Horowitz, osserva che da quando ha assunto l’incarico di presidente del Consiglio, lo scorso febbraio, Draghi ha stabilizzato lo scenario politico interno, ha reso “fuori moda” i populismi e ha rassicurato i mercati internazionali con politiche lungimiranti e con dure misure anti Covid. “Ha trasformato un Paese il cui caos politico ha spesso provocato derisione in una nazione leader nello scenario europeo, infondendo agli italiani un rinnovato senso di orgoglio e solidità”. Ma gli italiani, fa presente Horowitz, ora si ritrovano di fronte alla possibilità che Draghi voglia andare al Quirinale.

“Con Draghi al Colle, l’Italia rischia nuovo periodo di caos e instabilità”

I sostenitori dell’ipotesi Draghi successore di Mattarella, sottolinea il Nyt, affermano che i partiti potrebbero dar vita a un nuovo governo tecnico o a un altro esecutivo di unità nazionale, che potrebbe durare fino alle elezioni nel 2023. “La speranza di alcuni è che, da presidente della Repubblica, Draghi possa estendere ulteriormente nel tempo la propria influenza e prolungare questa età d’oro per la politica italiana“, scrive Horowitz. Tuttavia, osserva il corrispondente del Nyt, l’incertezza attorno al futuro di Draghi ha già scatenato macchinazioni e ambizioni politiche, riportando l’Italia in un pericoloso baratro di instabilità. I parlamentari e molti italiani – sostiene il giornalista Usa – temono quindi “un nuovo periodo di caos che potrebbe portare a un governo decisamente meno efficace o anche all’ipotesi di elezioni anticipate che quasi nessuno vorrebbe“.

Il Nyt ricorda che ci sono in ballo 200 miliardi di euro di fondi Ue

Uno scenario da scongiurare in un momento in cui il governo ha la possibilità di spendere oltre 200 miliardi di euro di fondi Ue per la ripresa. Denaro che “potrebbe amplificare l’agenda di riforme di Draghi e renderla la più rivoluzionaria da generazioni”, osserva Horowitz. “Il fatto che quei fondi siano nelle mani di Draghi ha rassicurato i mercati globali e i leader dell’Unione europea, dando all’Italia la miglior possibilità da decenni a questa parte per modernizzarsi”. Draghi, ammette Horowitz, avrebbe certo lo spessore per rendere più “muscolare” il ruolo di presidente della Repubblica. Ma molti sono più preoccupati dall’ipotesi di togliere all’ex numero uno della Bce il controllo della spesa in un momento in cui “vi sono così tanti soldi sul tavolo”.

“Potrebbe essere l’istinto di sopravvivenza a decidere il destino di Draghi”

L’assalto alla diligenza stavolta va scongiurato perché il bottino è davvero troppo ricco. Sembra questo l’avvertimento del quotidiano Usa. In ogni caso, secondo il corrispondente del Nyt, potrebbe essere “l’istinto di sopravvivenza” a decidere il destino di Draghi. Molti parlamentari vogliono che l’attuale legislatura prosegua a tutti i costi. Per non perdere il diritto alla pensione. E sono quindi interessati a eleggere un presidente che garantisca loro di arrivare a fine legislatura.

A partire – aggiungiamo noi – dai peones che non saranno rieletti, anche alla luce del taglio dei parlamentari. Quei peones a cui Berlusconi ha promesso che se sarà eletto Presidente non si andrà a votare. Insomma, dopo The Economist, si allunga la lista delle testate influenti che preferiscono che Draghi resti premier. Chissà se il diretto interessato ne terrà conto.

Adolfo Spezzaferro

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