Doha, 1 nov – Fiancheggiatori dei terroristi o opportunità per l’Italia? Entrambi, par di capire. Mischiando un po’ di pragmatismo istituzionale e simpatia da social network, mentre si fa i vaghi su alcune esternazioni del passato, Matteo Salvini riesce a operare una bella giravolta in merito ai rapporti con il Qatar.
“In auto con il premier del Qatar! Nella mia visita di ieri ho trovato un Paese rispettoso, tollerante, che ha allontanato l’estremismo, che ha voglia di investire in Italia, che apre le porte ai nostri imprenditori e che ci darà una mano nella stabilizzazione della Libia. Sono state 24 ore spese bene e ci tornerò!”, ha scritto il ministero degli interni pubblicando un selfie che lo ritrae con bin Khalifa al-Thani, primo ministro dell’emirato. Una serie di considerazioni indubbiamente acchiappa-consensi per l’elettore medio italiano, ma non per questo decisamente lontane della verità.
A partire anzitutto dalla presunta “tolleranza” di cui il Qatar sarebbe protagonista. Parliamo di un paese a maggioranza sunnita, nel quale è prevista la pena di morte (anche se l’ultima esecuzione risale al 2003) per vari reati fra cui quello di apostasia. Più complesso il discorso sul terrorismo islamico, dato che numerose nazioni del golfo persico hanno intrattenuto rapporti decisamente ambigui con formazioni quali l’Isis e al-Qaeda nello scenario siriano. Fra esse anche il Qatar, da più parti accusata di non aver impedito il trasferimento di fondi che transitavano dal suo territorio verso le suddette organizzazioni. Accuse che provenivano tra gli altri dall’Arabia Saudita – il che le rende quantomeno sospette, dato che Riad ha più di uno scheletro nell’armadio – e hanno probabilmente a che fare con la non-ostilità di Doha verso l’Iran, che dei Saud è nemico giurato. Una circostanza, quest’ultima, che non aiuta comunque a diradare i dubbi sulla questione.
Quest’ambiguità di fondo sembrava aver fatto breccia con Salvini, che non più tardi di un anno fa così si esprimeva: “Nel giorno in cui perfino l’Arabia Saudita sospende le relazioni con il Qatar perché fiancheggia i terroristi, noi vogliamo sapere in tutta Italia chi dà i soldi e per fare cosa”. Il riferimento era, tra le altre cose, anche alla costruzione di una moschea a Sesto San Giovanni, che pochi giorni prima incontrava l’opposizione dello stesso leader della Lega: “Se c’è dietro un paese come il Qatar, non si apre neanche mezzo metro quadro di sottoscala“.
Insomma, sembra di capire che nonostante i numerosi dubbi sull’atteggiamento di Doha, da oggi siano diventati i nostri (quasi) migliori amici. Realpolitik, si dirà. Indubbiamente. Il Qatar è una nazione sovrana ed ha il pieno diritto di gestire i propri affari interni ed esteri come meglio crede, così come l’Italia ha il dovere di rapportarsi con tutti i protagonisti della geopolitica globale. Da qui a questo tipo di giravolte però, il passo è decisamente troppo lungo.
Nicola Mattei
Da terroristi a finanziatori: il dietrofront di Salvini sul Qatar
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3 comments
Il solito furbastro, complice la memoria cortissima dei suoi elettori non molto svegli.
Pecunia non olet si dirà, voglio proprio vedere..
Facebook democracy, Salvini ne è il miglior interprete
[…] giugno 2017 Matteo Salvini, riferendosi all’ipotesi di costruzione di una moschea a Sesto San Giovanni, […]