New York, 28 ott – Al Palazzo di Vetro si è tenuta la votazione per la cessazione dell’embargo a Cuba, e il delegato degli Stati Uniti a sorpresa ha votato “no” generando malumori a L’Avana.
La risoluzione, presentata ogni anno negli ultimi 24 anni, è passata a stragrande maggioranza: 191 voti favorevoli e solo due contrari, quelli degli Stati Uniti e di Israele.
Il ministro degli Esteri cubano, Bruno Rodriguez Parrillia, si dice stupito e perplesso per l’esito della votazione: “I costi umani che le sanzioni hanno causato sono inestimabili. Il settantasette per cento dei cubani ha sofferto per l’embargo dal giorno in cui è nato“.
Washington si difende criticando la presentazione della risoluzione e sottolineando tramite le parole del vice ambasciatore all’Onu, Ronald Godard, che “Anche se la normalizzazione sarà un cammino lungo e complesso, abbiamo fatto progressi considerevoli. Ci dispiace però che il governo di Cuba abbia scelto di procedere comunque con la sua risoluzione annuale. Il testo non reflette i passi significativi che sono stati fatti e lo spirito dell’impegno che il Presidente Obama ha promosso”.
La mossa americana (ricordiamo che gli Usa godono della facoltà del diritto di veto) sembra dettata più dalla politica interna che da reali motivazioni di carattere internazionale: il Congresso statunitense, infatti, si oppone alla scelta del Presidente Obama di cessare l’embargo verso l’isola caraibica e la votazione negativa all’Onu, seguita solo da Israele a dimostrazione della fedeltà dell’alleato americano in Medio Oriente, servirà più che altro a tenere a bada gli oppositori, pur pesando come un macigno nelle relazioni diplomatiche tra i due Paesi.