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Crisi e suicidi: in Grecia dal minimo al massimo in Europa

by Francesco Meneguzzo
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Scena di un suicidio in Grecia

Atene, 11 giu – “Mio figlio è solo l’ultimo di una lista interminabile. Da quando è iniziata la crisi in questo Paese si sono suicidate 10 mila persone. È come se una grande città fosse stata cancellata dalla carta geografica della Nazione”, così Theodoros Giannaros, direttore del grande ospedale Elpis di Atene, biologo molecolare specializzato in genetica e autorità indiscussa di fama mondiale, in una intervista al Corriere della Sera.

È così che il paese ellenico, una volta felice, sepolto sotto l’illusione di una montagna di soldi senza funzione e chiamato a ripagare un debito inesigibile nel più perfetto stile usuraio, è passato dalla minima incidenza di suicidi in Europa – poco più di tre su 100mila abitanti nel 2010 – al massimo continentale: quasi 30 morti su 100mila persone. Pensiamo che in Italia la stessa incidenza era quasi a sei su 100mila nel 2010, in Germania a 11, in Francia al 16.

Theodoros Giannaros

Prof. Theodoros Giannaros: uno dei suoi figli si è suicidato pochi giorni fa

E al professor Giannaros, direttore di un grande ospedale per Millequattrocento euro al mese, cinque volte meno di qualche anno fa, un passato da militare nelle truppe speciali, non resta che piangere suo figlio, senza più lacrime, e denunciare la tragedia silenziosa del suo paese anche attraverso un video pieno di dignità e indignazione: “Penso continuamente a quei 10 mila morti che abbiamo seppellito nel silenzio. Penso a mio figlio. E penso che se in Germania un cane muore in malo modo, ecco che il caso finisce sui giornali, se ne dibatte in tv. Ma avete mai sentito parlare dei nostri giovani, dei nostri anziani che si sono suicidati? La guerra civile della Jugoslavia ha fatto 20 mila morti. Quella, però, era una guerra. Che cos’è, invece, questa nostra strage? È una domanda a cui non so rispondere, posso solo dire che in questo momento mi vergogno di essere un europeo”.

Rifiutato incarichi governativi per “rimanere libero”, senza più l’auto, con una pistola in tasca, impopolare per aver vietato le bustarelle per saltare le immense liste di attesa nel suo ospedale, una sigaretta dopo l’altra per farsi forza, senza più illusioni (men che meno in Tsipras), Giannaros non può altro che testimoniare sulla propria carne la decadenza del valore della vita umana diffusa da una guerra le cui bombe di carta stanno facendo tanto male quanto quelle reali.

Francesco Meneguzzo

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