Roma, 10 set – Se da una parte l’Ue minaccia i suoi membri di tornare a politiche economiche di austerità entro il 2023, dall’altra spende oltre 14 miliardi di euro per cercare di attirare nuove adesioni tra cui la Turchia. Nei giorni scorsi infatti il Consiglio Europeo ha dato il via libera a un piano di finanziamenti settennali in favore dei partner in fase di adesione. Secondo quanto dichiarato nel comunicato ufficiale “tale sostegno aiuterà i beneficiari a realizzare riforme in vista della futura adesione all’Unione. I beneficiari riceveranno un sostegno nell’attuazione delle riforme politiche, istituzionali, giuridiche, amministrative, sociali ed economiche necessarie per rispettare i valori dell’Unione e allinearsi progressivamente alle norme, agli standard, alle politiche e alle prassi dell’UE”.
L’Ue finanzia così Turchia e Kosovo
Gli Stati destinatari di questi finanziamenti sono Albania, Bosnia-Erzegovina, Montenegro, Macedonia, Serbia, Kosovo e Turchia. A stupire è in particolar modo la presenza degli ultimi due paesi. Il Kosovo si sta infatti affermando come porto franco di qualsiasi traffico criminale (droga, armi, immigrati clandestini etc) nonché rifugio sicuro per molti terroristi islamici. Inoltre si tratta di uno Stato a riconoscimento limitato la cui sovranità non è ufficialmente accettata nemmeno da membri della Ue quali Spagna, Grecia, Romania, Slovacchia e Cipro, oltre a Russia, Cina e Serbia (anch’essa candidata all’ingresso in Ue).
Erdogan come partner?
Ma ancora più sorprendente è la decisione di finanziare la Turchia. Il rapporto politico con l’Europa del presidente turco Recep Erdogan negli ultimi anni è stato improntato più sulle minacce che sulla collaborazione, dalla Libia a Cipro passando per le polemiche con Macron e il continuo ricatto sui migranti. Che senso può avere quindi questa mossa se non buttare via altri soldi dei cittadini europei in una maldestra operazione di public relations?
Il Consiglio Europeo specifica che “si presterà particolare attenzione agli sforzi compiuti in settori di riforma fondamentali quali Stato di diritto, diritti individuali fondamentali e istituzioni democratiche”. Siamo curiosi di vedere come i burocrati di Bruxelles tenteranno di convincere Erdogan ad aprire a democrazia e diritti Lgbt.
Lorenzo Berti
1 commento
Non danno solo i soldi ma danno anche il diktat a sconosciuti che rendono i ns. soldi un puro azzardo… Facile con i soldi carpiti ai sottomessi.