Damasco, 4 set – Partiamo subito dalla realtà fattuale: in Siria si è combattuta una delle guerre più sporche imposte dai sedicenti Stati “esportatori di democrazia” che, affidandosi a mercenari provenienti da 83 Paesi, hanno portato morte, stupri, distruzione e saccheggi in quella che è sempre stata definita la “culla della civiltà”.
A differenza delle altre cosiddette Primavere Arabe, qui i neocolonialisti si sono trovati di fronte ad un popolo fiero e determinato, che ha appoggiato il suo presidente nella lotta per cacciare l’invasore straniero. Un presidente, Bashar al-Assad, che ha sempre garantito ai siriani, un effettivo Stato sociale, la laicità del Paese e un benessere diffuso, ovvero una mosca bianca nel Vicino e Medio Oriente. Questo si può evidenziare chiaramente grazie a due dati: solo il 5 per cento dei militari siriani hanno disertato e sono passati nelle fila dei sedicenti “ribelli moderati” perché allettati dalle promesse economiche, e circa 120mila soldati sono morti per difendere il proprio Paese.
Così sarebbe andata anche in Libia, se le bombe di Nicolas Sarkozy e del “Premio Nobel per la pace” Barack Obama non avessero spianato la strada all’avanzata dell’esercito dei ribelli dal primo giorno di conflitto. Gheddafi si è trovato a fronteggiare da solo la prepotenza dell’occidente che gli aveva giurato morte, mentre Assad, oltre all’appoggio del suo popolo, ha avuto il provvidenziale appoggio iraniano, degli Hezbollah e della Russia.
È sconvolgente pensare che il supporto tattico-strategico sia stato fornito ai miliziani da alcuni Stati europei, come Francia e Gran Bretagna, che hanno usato i loro satelliti per riferire il posizionamento delle truppe siriane. Una ulteriore riprova del sostegno dei siriani al loro presidente: la festante accoglienza del popolo riservata ai contingenti militari quando hanno fatto ingresso nelle città liberate dai miliziani, da Homs ad Aleppo, fino al Ghouta, periferia di Damasco. I siriani esultavano gridando “Allah Suria Bashar O Bas”, il loro “Dio, Patria e Famiglia”.
Una devastazione che impressiona
Lo scenario della devastazione importata in Siria è tragicamente impressionante. Molte città sembrano che siano state distrutte da un terremoto di magnitudo elevata, più che dalla violenza dei combattimenti sul campo. La guerriglia si è svolta casa per casa, palazzo dopo palazzo, con lo stupro usato come arma del terrore, lo sciacallaggio utilizzato per il finanziamento, e le esecuzioni per uccidere chi non si piegava alla volontà dei terroristi. Sono per questo agghiaccianti le storie delle famiglie siriane incontrate in questa missione: genitori che non sono riusciti a nascondere le loro figlie, le fughe rocambolesche dalle città assediate, congiunti uccisi nelle piazze inscenando la propaganda dell’orrore, e le case ritrovate spoglie di tutto, pure dei cavi elettrici.
Non sono mancate le storie raccontate dai siriani “a lieto fine”, ma sempre costellate da terrore e violenza, dalla paura di cadere nelle mani dei miliziani e di morire per mano di un cecchino posizionato sul tetto del palazzo di fronte alla propria casa.
Reportage video sulla devastazione in Siria
La violenza contro i cristiani a Maalula
Maalula, unica città al mondo in cui si parla l’aramaico e importante simbolo della cristianità per i monasteri di San Sergio e Bacco e di Santa Tecla, è stata attaccata dai miliziani del fronte di al-Nusra, che dalle colline sovrastanti hanno sorpreso la popolazione. Il quartier generale scelto dai terroristi, per la sua posizione strategica, è stato l’Hotel Safir, un tempo l’albergo in cui facevano sosta i pellegrini cristiani.
Nel Monastero di Santa Tecla, come documentato all’epoca da Gian Micalessin, sono state ostaggio per giorni dodici suore con i loro orfanelli. In seguito alla fuga dei cittadini di Maalula organizzata dall’esercito siriano con i mezzi blindati, nel paese di due mila abitanti rimasero solo cinque suore, le più giovani, e altri religiosi a difesa delle chiese.
È stata un’emozione tragicamente intensa passare attraverso il check point fatto esplodere da un kamikaze di al-Nusra. Qui persero la vita diversi soldati dell’esercito siriano che cercavano di proteggere i cittadini di Maalula.
Lo scempio di Pamira
Palmira, la “Sposa del deserto” sopravvissuta a millenni di storia, non è riuscita a resistere alle barbarie dei miliziani dell’Isis che hanno minato l’intero sito archeologico, saccheggiato diversi reperti poi venduti al mercato nero, distrutto il museo, e usato il palco dell’anfiteatro romano come scenografia per le esecuzioni propagandistiche. Qui è stato ucciso Khaled al-Asaad, direttore per quarant’anni degli scavi archeologici di Palmira. I suoi boia lo hanno decapitato e poi appeso ad un palo come un trofeo, perché si rifiutò di riferire dove in precedenza avesse nascosto alcuni reperti importanti. Come la regina Zenobia, Asaad preferì la morte alla resa.
La città di Palmira, che prima dell’occupazione dell’Isis, contava 40mila abitanti è ridotta ad uno scheletro fantasma. Al momento, 350 famiglie sono tornate nelle loro case, nelle quali non hanno trovato più nulla, tutto sciacallato dai miliziani. Il contingente dell’esercito, che presidia la città, ha fornito loro generi di prima necessita, materassi e coperte. Qualche negozio è tornato in attività e una delle scuole delle città riaprirà a breve.
Homs la città spettrale
Homs è la città di 800mila abitanti dalla quale partì nel 2011 la cosiddetta Primavera Araba siriana. I sedicenti “ribelli moderati” pagavano i cittadini per partecipare ai cortei e bruciare le immagini del presidente Assad. Così molti giovani, completamente all’oscuro di ciò che sarebbe poi successo, sono stati sedotti da un consistente tariffario: da 500 fino a 5.000 lire siriane.
La guerra di posizione dei miliziani ha trasformato il centro di Homs in un luogo surreale: palazzi completamente svuotati, ma rimasti risolutamente in piedi come simbolo della violenza dei terroristi, cittadini tornati nei loro appartamenti semplicemente mettendo dei serramenti nuovi alle finestre e il forte odore di piombo portato dal vento. Risulta altresì irreale attraversare i quartieri meno colpiti, dove la vita sembra procedere nella più normale quotidianità, con gente in strada indaffarata nelle commissioni e i negozi aperti con le loro bancarelle colorate.
Aleppo, la “capitale del nord”
Prima dell’occupazione dei miliziani dell’Isis, Aleppo era considerata la “Capitale del nord”, ovvero una sorta di Milano siriana, forte del suo spirito commerciale ed economico, nonché nominata “Capitale culturale del mondo islamico” nel 2006.
La città è stata letteralmente divisa in due dall’occupazione dei miliziani, che hanno conquistato la parte est, sede dei tesori storici di Aleppo: il suq più esteso del mondo disseminato dei famosi caravanserragli, la Cittadella, la grande moschea Omayyade e le numerose chiese cristiane.
All’interno della Cittadella, hanno resistito stoicamente una cinquantina di soldati dell’esercito siriano, completamente circondati dai miliziani dell’Isis. Tutto intorno la devastazione, i negozi del suq saccheggiati e poi dati alle fiamme, le case violate, le chiese sconsacrate. Ci siamo trovati di fronte al vero inferno sulla terra e alla disumanità di quello che esplicitamente si può chiamare terrorismo internazionale, che usava/usa i civili come scudi umani e poi i loro corpi esanimi come trofei di morte da esibire per la propaganda mondiale contro la Siria e il suo presidente, per chiamare un intervento armato delle “forze alleate”. Un sostegno forte a questa vile propaganda è stato dato dalle stesse Ong che in Italia si stracciano le vesti per i migranti. Ma di questo scriveremo in seguito.
Tuttavia, la Siria non è solo devastazione e morte. La ricostruzione e la risoluta volontà di tornare alla normalità si respirano in ogni città che abbiamo incontrato lungo il nostro percorso. E di questo parleremo nei prossimi articoli.
Perché Siria vive, nonostante tutto, nonostante tutti.
Francesca Totolo
2 comments
Il tuo reportage è oro colato. Grazie per l’amore che profondi nella verità troppe volte barattata dai tuoi pseudo colleghi.
La Siria tollerante e multiconfessionale non và bene a chi vuole le guerre tra le principali religioni per la vittoria finale della “razza eletta”.Il talmud, la bibbia esoterica satanica degli estremisti ebraici (da distinguere dagli ebrei tolleranti che seguono la torah)prevede di seminare discordia e guerre , anche con l’inganno, tra le altre religioni! Prevede anche l’uccisione sin da piccoli dei non ebrei se non utili alla “razza superiore” dato che i non ebrei sono paragonati agli animali in quanto senza anima.Questo atteggiamento Israele lo dimostra quotidianamente nel genocidio di inermi palestinesi, bambini compresi ma anche con il finanziare i tagliagole terroristi in Siria che scannano sia cristiani che musulmani in Siria