Brasilia, 3 apr – Sono tempi duri per tutti i lavoratori, anche per quelli che esercitano il mestiere più antico del mondo: le prostitute. Se in Italia assistiamo a file di sex worker davanti alla Caritas, in Brasile il ministero delle Donne, della Famiglia e dei Diritti umani raccomanda alle prostitute il telelavoro.
L’opuscolo per la comunità Lgbt
Un opuscolo creato dal ministero presieduto dal pastore evangelico Damares Alvares, è stato creato e poi indirizzato specialmente alla comunità Lgbt, che in Brasile rappresenta una grande parte dei lavoratori della prostituzione: “Una parte significativa di questa popolazione vive in condizioni di maggiore vulnerabilità sociale e, pertanto, può essere più suscettibile alla contaminazione”, dice una nota del ministero.
Offrire i servizi “virtualmente”
La parte dell’informativa che è dedicata alle prostitute invita le stesse ad utilizzare altri metodi lavorativi per evitare il contagio da coronavirus, e consiglia che «i lavoratori autonomi e le prostitute» si ingegnino a offrire i propri servizi “virtualmente”. “I lavoratori autonomi, le prostitute e le persone senza un reddito fisso sono purtroppo le più colpite durante le raccomandazioni di quarantena. Ma non è nella crisi che nascono buone idee? Se devi lavorare, parlare con i tuoi clienti, prova l’opzione di servizio virtuale” dice l’opuscolo, si legge nell’opuscolo. La Alves consiglia quindi caldamente di «mantenere l’isolamento sociale», chiedendo alla popolazione dei sex worker, in particolare a quella Lgbt, di non scendere in strada per fare il “mestiere”, ma di rimanere al sicuro in casa ed evitare gli assembramenti.
Ilaria Paoletti