Pyongyang, 14 mag – L’ennesima sentenza di pena capitale pare sia stata eseguita in Corea del Nord, e questa volta a farne le spese sarebbe il ministro della Difesa Hyon Jong-chol. Infatti alcune fonti dell’intelligence sud-coreana hanno fatto trapelare la notizia della fucilazione con proiettili antiaerei del capo della difesa, colpevole di essersi addormentato durante una parata militare. Il leader Kim Jong Un avrebbe mal digerito la mancanza di rispetto optando così per la massima pena.
Questo episodio, ad ogni modo, va ad allungare la lunga lista di esecuzioni brutali che le fonti occidentali attribuiscono alla dittatura del governo di Pyongyang.
Tempo fa si diffuse la voce che l’intera nazionale nordcoreana fosse stata condannata a morte per aver perso il “derby” con i cugini di Seul. Da noi se ne parlò diffusamente, finché si scoprì che era una bufala fabbricata dal sito satirico National Report.
Truculenta la notizia secondo cui il dittatore avrebbe dato in pasto lo zio e i suoi cinque aiutanti a 120 cani affamati per cinque giorni. Anche in questo caso i dettagli a effetto sembra siano finti, l’esecuzione è però probabilmente accaduta veramente.
Inverificabile e comunque ufficialmente smentita da Pyongyang la notizia che Kim Jong Un avrebbe giustiziato la sua ex-fidanzata, insieme al suo gruppo musicale, accusandoli di aver girato un video pornografico .
Si hanno poche certezze anche sulla notizia che uno dei funzionari dell’ex reparto di Jang sia stato bruciato vivo con i lanciafiamme.
Quasi certamente bufale sono invece i vari rumors sul fatto che la Corea del Nord avrebbe ordinato agli studenti maschi di tagliare i capelli come il leader supremo Kim Jong Un o che comunque ci sarebbero nel Paese solo 28 acconciature approvate dal governo (che i capelli lunghi per uomini siano generalmente ridicolizzati dai media di Stato è però vero).
Anche la notizia della fucilazione di Hyon Jong-chol non risulta ancora corroborata da prove sufficienti, dato che per ora si hanno solo le immagini di un video satellitare che mostra alcune armi antiaereo e un plotone di esecuzione. Se poi ci aggiungiamo che gran parte delle fonti provengono proprio dalle agenzie stampa sud-coreane – i cui rapporti di buon vicinato sono ormai totalmente incancreniti – ci si rende conto che le dovute operazioni di filtraggio delle notizie sono d’obbligo in questi casi.
Già nel 2012 trapelò la notizia che un funzionario militare, trovato ubriaco durante il periodo di lutto per il padre di Kim Jong Il, era stato condannato a morte e ucciso con colpo di mortaio. Una notizia che rispuntò fuori, con un diverso funzionario, sette mesi dopo e che sembra molto simile all’ultima news in arrivo dalla Corea del Nord.
Nel frattempo Kim Jong Un aveva fatto parlare di sé già negli ultimi giorni, dopo il rifiuto a partecipare alla classica parata a Mosca per celebrare la vittoria russa sul nazismo durante la Seconda Guerra Mondiale. Sulle motivazioni della mancata presenza si sono diffuse le voci più disparate, da un’eventuale impedimento di Kim per crisi interne al paese fino all’assenza dovuta a una mancata concessione del trattamento di favore che il dittatore coreano avrebbe preteso rispetto agli altri leader mondiali. Infatti la propaganda filo-governativa disegna Kim Jong Un come la figura politica più importante al mondo e una presenza anonima del giovane capo coreano in mezzo a tante altre cariche internazionali andrebbe ad intaccare la sua immagine nel paese.
Il culto della personalità che aveva caratterizzato i regimi di Kim Il Sung prima e di Kim Jong-il dopo ha raggiunto nuovi apici con il terzo erede della dinastia – che vede comunque Kim Il Sung “Presidente eterno” della nazione – portando la sua figura al pari di una vera e propria divinità. Il governo di Kim Jong Un, iniziato nel 2011, è caratterizzato rispetto ai precedenti anche da una politica estera particolarmente aggressiva nei confronti dell’Occidente, accompagnata dalla minaccia di un incremento della produzione di armi nucleari.
Insomma, un curriculum di tutto rispetto per questo giovane dittatore poco più che trentenne (non possiamo dirlo con esattezza perché la data di nascita precisa è sconosciuta al di fuori dei confini nazionali) che continua a far parlare di sé per le proprie stranezze e per una linea di governo che farebbe impallidire Pol Pot, e che nonostante tutto svolge alla perfezione il suo ruolo di cellula impazzita all’interno dello scacchiere internazionale.
Michele de Nicolay