Roma, 10 mag – Se il mandato di un presidente si può cominciare dalla prima visita che farà una volta insediatosi, allora aveva perfettamente ragione Marine Le Pen: Emmanuele Macron ha infatti annunciato che il primo incontro da presidente della Repubblica sarà a Berlino con niente meno che Angela Merkel. La cancelliera ha già avuto modo di esultare per la vittoria del giovane candidati di En Marche! defindendola “una vittoria per l’Europa”, parole cui avevano fatto seguito quelle di Jean-Claude Juncker: “Mi rallegro che le idee che il neopresidente francese Emmanuel Macron ha difeso durante la sua campagna elettorale di un’Europa forte e progressista che protegge tutti i suoi cittadini sia quella che la Francia porterà sotto la sua presidenza”, ha spiegato il presidente della Commissione Ue.
Se sul filo-europeismo di Macron non ci sono dubbi, resta da capire cosa ciò significherà per il futuro sia dell’Ue che dell’Italia. La scelta di replicare quanto fatto da Hollande (anche lui andò in prima visita ufficiale dalla Merkel, non si sa a questo punto se ad avviare un confronto fra pari o a rassicurare in ginocchio sulla lealtà francese) ci dice ad oggi solo una cosa, cioé che la prospettiva è quella di un sempre maggiore rafforzamento dell’asse franco-tedesco. Rafforzamento che, storicamente, ha sempre coinciso con un indebolimento della nostra nazione, con Roma tagliata fuori dalla direttrice che collega – non solo geograficamente – Parigi a Berlino.
Ma è una vera direttrice o una sudditanza? Macron ha già promesso, durante la campagna elettorale, di voler effettuare tagli alla spesa pubblica per almeno 60 miliardi. Scelta che prende un nome semplice: austerità. La stessa austerità imposta dalla Merkel e dal fidato ministro delle Finanze Schauble, per il tramite dell’Ue, a tutti i paesi in crisi dell’area euro. Se Hollande, sia pur timidamente, aveva cercato di sollevare qualche dubbio in merito, tentando di smarcarsi da una politica folle – basti pensare a ciò che ha causato ai conti nazionali italiani il biennio di Mario Monti – Macron è invece già dal principio totalmente appiattito sullo schema che la Germania intende proseguire fino alla fine. Il motivo è presto detto: Berlino ritiene che tutti i paesi che adottano la moneta unica dovrebbero seguire il suo modello, vale a dire svalutazione interna per dare slancio alle esportazioni. Il discorso è semplice: senza la possibilità di svalutare la moneta secondo logiche ‘di mercato’, tagliare la spesa pubblica e i salari è il solo modo per riequilibrare i divari di competitività fra diverse economie che adottano la stessa divisa. Così, però, se da un lato (forse) si incentivano le esportazioni, dall’altro ci si condanna ad una stagnazione di lungo periodo fatta di crescita che se c’è è comunque inutile (si veda la Spagna), elevata disoccupazione (sempre dalle parti di Madrid, per l’appunto), conseguente riduzione della domanda interna e progressiva erosione dei redditi della classe media.
Una politica suicida, si dirà. D’altronde è l’unica, ma realmente l’unica, capace di tenere in piedi una moneta destinata a morire come l’euro. Ma che prima di farlo richiede il suo tributo di sangue pur di mantenere viva l’utopia. Dopo il turno della Grecia, verrà quello dell’Italia?
Filippo Burla
2 comments
al di là del fatto che i taglii alla spesa pubblica normalmente colpiscono i ceti meno abbienti (quelli che la sinistra moooolto in teoria dovrebbe difendere)
una domanda sorge spontanea:
a questi colloqui tecnico-politici Macron parteciperà anche con sua madre OPS ! moglie ?
La metto sul calcio ma è quello che succederà. Si è capito da mesi che volevano portare la juventus alla champions…perché? Per addormentare i tifosi cretini e nello stesso tempo preparare un bel pacco di tasse al paese. Distraggono col calcio, questa la verità e si capiva da tempo l’ottimismo dei dirigenti juventini per la champions…evidentemente sapevano di contare sugli appoggi giusti. Questa è l’Italietta…una champions in cambio di lacrime e sangue, come se non ne avessimo già versato.