Londra, 27 ott – Rassicuriamo innanzitutto i tanto vituperati lavapiatti italiani a Londra e tutti coloro che hanno deciso di apprendere la lingua della “perfida Albione”: l’inglese serve ancora (purtroppo). La notizia dell'”uscita dell’inglese dalla Ue” ha risvolti più politici e istituzionali che pratici (per il momento), il perché lo spiega direttamente Danuta Hubner, presidente della commissione Affari Istituzionali del Parlamento Europeo: “Abbiamo una norma in base alla quale ogni Paese membro della Ue ha diritto di scegliere una lingua ufficiale. Gli irlandesi hanno scelto il gaelico. Malta il maltese. Soltanto la Gran Bretagna ha scelto l’inglese. Perciò, se nella Ue non ci sarà più la Gran Bretagna, non ci sarà più neanche l’inglese”. Queste sono le regole al momento e anche se in futuro si volessero inserire più lingue a paese non sarebbe così immediato come passaggio.
Esiste tuttavia anche una volontà politica di Francia e Germania nel voler far pesare anche linguisticamente la Brexit ai britannici, visto che lo stesso Wall Street Journal ha ravvisato come nelle sue comunicazioni verso l’esterno, la Commissione Europea abbia iniziato ad utilizzare di più il francese e il tedesco. Anche nei giorni scorsi le esternazioni di Michel Barnier, ex ministro degli Esteri francese scelto da Bruxelles per occuparsi della trattativa con Londra, che preferirebbe utilizzare la propria lingua madre nelle discussioni e nei documenti ufficiali, hanno provocato la reazione del premier britannico Teresa May, che non ha nemmeno preso in considerazione l’ipotesi.
Questione di supremazia linguistica che sta a cuore ai tedeschi e soprattutto ai francesi, visto che è a loro che l’inglese ha sottratto negli ultimi decenni lo scettro di lingua più parlata non solo nella scienza, nell’economia e nel turismo, ma anche nelle relazioni internazionali. Beghe che a noi in quanto italiani alla fine non ci riguardano, visto che nel dubbio noi ci siamo prostrati immediatamente al dominio della lingua di sua maestà (e di chi occupa il nostro territorio con qualche decina di basi militari), grazie anche a tutti quelli che si credono dei fenomeni perché magari in una riunione di lavoro dicono “mission” o “feedback”, alla stampa che ci rincoglionisce tra “spread” e “spending review”, per non parlare di un governo che arriva addirittura a chiamare la legge sul lavoro “Jobs Act”. Considerando anche che l’istituto che dovrebbe preservare la lingua italiana, l’Accademia della Crusca, avalla i vari “petaloso” e i deliri boldriniani sull’utilizzo del femminile per i ruoli istituzionali, forse conviene davvero mollare tutto e andare a lavare i piatti tra un “sorry for Berlusconi” e un altro.
Davide Romano
3 comments
Dio stramaledica gli inglesi!
Che però son più furbi di noi e fanno la Brexit, tiè..
Beh, magari parleremo ugualmente inglese. Ma con accento americano.
Che tristezza!
Ma chi se l’incula?!? Tra un po’ l’italiano non sarà parlato neanche più in Italia con sta sfilza di scimmie, zingari e cinesi chi si rivolgerà ancora alla Boldrini chiamandola “ministra”? presto la chiameranno più prosaicamente “White Whore” ovvero “puttana bianca”. Ciò per intendere che io rifiuto categoricamente di accettare qualsiasi decisione che arrivi dalla UE. Io continuerò a parlare italiano agli italiani, inglese agli inglesi e tedesco ai tedeschi.