Roma, 16 lug – Negli ultimi 30 anni la Cina ha costruito molte infrastrutture in Africa e se in certi casi questi progetti sono stati molto utili, in altri casi ci sono state critiche per i loro costi eccessivi e accuse alla Cina di utilizzare questi investimenti per far indebitare i Paesi africani, così da renderli dipendenti dal gigante asiatico. Negli ultimi anni però, alcune nazioni del continente nero hanno iniziato a opporsi alle condizioni imposte da Pechino e a cancellare contratti con le imprese cinesi. L’ultimo caso di questa “rivolta”, è quello dello Zambia, il quale poche settimane fa ha deciso di cancellare un contratto da 5 miliardi di dollari con la Cina perché ritenuto troppo costoso e perché non son state seguite le normali procedure.
Come lo Zambia ha “rotto” con la Cina
Tutto inizia diversi anni fa, quando il governo dello Zambia decide di costruire una centrale idroelettrica da 2.400 megawatt sul fiume Zambesi al fine di risolvere il problema della carenza di elettricitè che limita la crescita economica del Paese.
A costruire questa centrale elettrica vengono scelti l’americana General Electric e la PowerChina. I lavori sarebbero dovuti iniziare nel 2020, ma così non è stato per via della pandemia e di altri problemi burocratici.
Tutto è rimasto bloccato fino allo scorso giugno, quando il ministro dell’energia Peter Kapala ha deciso la cancellazione del contratton non solo perché troppo costoso, ma anche perché non sono state seguite le adeguate procedure burocratiche, senza contare che dal punto di vista ingegneristico questa diga avrebbe creato problemi di tipo idrogeologico.
Adesso il governo dello Zambia punta a un progetto che sia più ecosostenibile e che dovrebbe comprendere una diga più piccola e una centrale solare, per un totale di 1.000 megawatt. Tuttavia, ncora non si sa chi verrà scelto per portare avanti il progetto.
C’eè da dire che la decisione dello Zambia di cancellare un contratto miliardario con un’impresa cinese non è un caso isolato, visto che altri Paesi africani hanno preso decisioni simili. Basti pensare alla decisione dell’Uganda, presa qualche mese fa, di cancellare un appalto dato a un’impresa cinese per la costruzione di una linea ferroviaria, per poi darlo a un’impresa turca perché ritenuta più affidabile. A dimostrazione che molte nazioni africane on sono più disposte ad accettare le condizioni imposte dalle imprese cinesi.
Giuseppe De Santis