Tripoli, 9 apr – La guerra civile in Libia tra l’Esercito nazionale libico del generale Khalifa Haftar e le truppe del governo di Accordo nazionale del premier Fayez al Serraj potrebbe finire in un bagno di sangue. Intanto il numero di sfollati in fuga dai combattimenti nei pressi della capitale Tripoli ha raggiunto quota 3.400. Lo ha annunciato Russell Geekie, portavoce dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli affari umanitari (Ocha). “Stiamo assistendo al crescente impatto umanitario dell’escalation di violenza a Tripoli e dintorni”, ha detto Geekie. Le Nazioni Unite hanno lanciato un appello per una tregua umanitaria temporanea nel Paese che permetta il passaggio di civili che desiderano lasciare Tripoli e di fornire assistenza umanitaria.
Guterres: “Cessare subito le operazioni militari”
Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, è tornato a chiedere la “fine immediata” delle operazioni militari in Libia. Secondo quanto si legge in una nota del suo portavoce, Stephane Dujarric, Guterres ha esortato ad una de-escalation per “prevenire una guerra totale” tra le forze del generale Haftar e quelle del consiglio presidenziale di Tripoli. Il numero uno del Palazzo di Vetro – che proprio la settimana scorsa era stato in missione in Libia, prima da Serraj e poi da Haftar a Bengasi – ha ribadito che “non c’è una soluzione militare al conflitto” e ha rivolto un appello a “tutte le parti perché si impegnino a un dialogo immediato per raggiungere una soluzione politica”.
Riaperto in parte l’aeroporto Mitiga
L’aeroporto Mitiga di Tripoli – il solo scalo operativo nella capitale della Libia – è stato parzialmente riaperto oggi, dopo la chiusura imposta ieri dai raid delle forze aeree di Haftar. Lo ha riferito oggi l’Autority libica per l’aviazione, che “ha ordinato la riapertura dello spazio aereo su Mitiga e la ripresa dei voli notturni dalle 19 (le 18 italiane) alle 7 (le 6 italiane), sino ad ulteriore comunicazione”. Così si legge sulla pagina Facebook dell’ente. Intanto, sono 34 i combattenti di Haftar che si sono arresi alle forze governative. Lo riferisce una nota del comando della capitale secondo cui i combattenti si sono consegnati dopo gli scontri a sud di Tripoli, a pochi chilometri dall’aeroporto Mitiga. I combattenti del premier hanno preso di possesso anche di diversi blindati. “Molti erano senza carburante, segnale che i rifornimenti non arrivano e che le milizie di Haftar sono state abbandonate“, si legge nella nota del comando di Tripoli.
Telefonata Conte-Serraj
Colloquio telefonico, ieri sera, tra il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e il premier libico Fayez Serraj. Lo riferisce il governo di Tripoli sulla propria pagina Facebook. Secondo quanto scrive l’ufficio stampa di Serraj, il premier Conte avrebbe espresso “forte rammarico per l’attacco ingiustificato che ha riportato il Paese in un clima di guerra quando era sulla soglia di raggiungere una soluzione alla crisi che attraversa”. Inoltre, il premier Conte avrebbe fatto appello “a una immediata cessazione dell’operazione militare” e avrebbe chiesto che “le forze di Haftar se ne tornino da dove sono partite“. Da parte sua, “Serraj ha ringraziato il presidente Conte e il governo italiano e ha evidenziato la sua determinazione a resistere a questo attacco con tutta la forza, e a respingere le truppe di Haftar“.
Frattini: “Italia ha sbagliato, Haftar doveva essere interlocutore”
“L’Italia ha sbagliato a non considerare da subito Haftar un interlocutore“: lo sostiene Franco Frattini, presidente della Società italiana per l’organizzazione internazionale, già ministro degli Esteri del governo Berlusconi. Su Radio Cusano Campus, Frattini spiega che, nella lettura del quadro attuale in Libia, “c’è stato un errore, anche dell’Italia, di capire troppo tardi che Haftar è un interlocutore con cui bisognava fare i conti dall’inizio. Avremmo dovuto considerarlo un interlocutore al pari di Sarraj. I francesi, a modo loro, hanno detto che sono loro gli interlocutori di Haftar, ma questo può diventare un boomerang perché se Haftar fa una strage in Libia diventerebbe un grande problema per la Francia davanti alla comunità internazionale. Manca quello che c’era nel 2010, un gruppo di contatto tra Italia, Francia, Usa e Paesi arabi per monitorare la situazione e confrontarsi”.
Ludovica Colli
1 commento
L’ONU protesta come al solito invano ma è stata una sua risoluzione del 2011 del Consiglio di sicurezza che, nello stesso anno, aveva istituito una zona d’interdizione al volo sul Paese nordafricano che diede il pretesto ai paesi occidentali di bombardare la Libia.E l’Italia stessa bombardo’ contro i suoi stessi enormi interessi nel pèaese e contro la costituzione che ripudia la guerra con il supporto attivo di Napolitano.
Per fare tutto questo processo si invento’ che Gheddafi aveva ucciso e a volte fatto violentare 15 mila persone.La cosa si rivelo’ del tutto falsa; era stata riferita senza il supporto di prove all’ accusatore all’ONU dalla cosidetta “opposizione libica” creata dagli “esportatori di democrazia”.