Mosca, 16 lug – Ha rivissuto il dramma del disastro di Chernobyl guardando la fortunata, omonima serie televisiva della Hbo e si è tolto la vita. Nagashibay Zhusupov, 61 anni, era uno degli eroi “liquidatori” chiamati e precettati da ogni angolo dell’Unione Sovietica per mettere in sicurezza il reattore 4 dopo l’esplosione del 26 aprile 1986; si è gettato dal quinto piano di un palazzo, in prede allo sconforto e alla depressione. Lo ha raccontato, come riporta TgCom24, la figlia 25enne Gaukhar Zhusupov: l’uomo si sarebbe sentito ingannato e sfruttato dal governo, dopo avere sacrificato se stesso con tanto spirito di abnegazione, come gli altri 600mila liquidatori impegnati nelle operazioni di bonifica dell’area. Di essi, molti non avrebbero più fatto ritorno a casa.
Altissimo tributo di vittime
Nell’86 il governo precettò Zhusupov, che partì dal Kazakistan, dove viveva e lavorava come contadino, e lo inviò sul sito dell’incidente nucleare per arginare le conseguenze del disastro. Il compito dei primi liquidatori fu quello, pericolosissimo, di uscire armati di badile sul tetto semi esploso del reattore e di gettare le macerie e i pezzi di grafite altamente radioattiva dal bordo del tetto nella voragine sottostante. Altri compiti riguardavano il trattamento del territorio, le docce necessarie sulle strade e sui palazzi, lo smaltimento di scorie, l’interramento del materiale radioattivo. Il tributo di vittime fu altissimo, e gli effetti delle radiazioni continuano a mieterne anno dopo anno, flagellando anche la discendenza di questi eroi, che presenta un’altissima incidenza di danni cromosomici e malformazioni di origine genetica. Su 32mila liquidatori del Kazakistan ne sono rimasti soltanto 6mila.
Stato irriconoscente
Finito il proprio compito e tornato in patria, Zhusupov, a differenza di molti, non beneficiò di uno degli appartamenti popolari messi a disposizione dal governo per coloro che presero parte alle operazioni di bonifica: venne sistemato in un dormitorio assieme alla moglie e ai 5 figli, con una pensione di 39 euro a settimana. La figlia spiega come il governo kazako sia sempre stato sordo alle richieste dell’uomo, nonostante i problemi di salute: «Mio padre ha guardato la serie della Hbo con le lacrime agli occhi, perché gli ha riportato alla mente i ricordi dolorosi del suo sacrificio. Il governo ha rifiutato di concederci uno dei suoi alloggi popolari e questo lo ha ferito in maniera irreparabile».
Cristina Gauri