Washington, 27 apr – Barack Obama è alle strette. La consapevolezza che la morte di Warren Weinstein e Giovanni Lo Porto sia stata causata dall’utilizzo di quei droni tanto decantanti come macchine perfette ha sgretolato una certezza: i droni possono uccidere anche i civili.
Eppure per Obama la campagna condotta con i droni sembra essere la via privilegiata: dall’inizio del suo mandato, il presidente l’ha scelta per prendere le distanze dalla gestione del suo predecessore in Iraq e in Afghanistan, basando le scelte sulle informazioni ricevute da Cia e Fbi e sulla assicurazione della “quasi certezza” che nessun civile sarebbe stato ucciso. Quasi certezza che venendo meno nel caso di Lo Porto e Weinstein ha scatenato una valanga di polemiche sulla Casa Bianca, alla quale viene chiesta maggiore trasparenza sul programma militare legato all’uso dei droni. La chiede il New York Times in un editoriale, lanciando anche l’ipotesi della creazione di una ‘corte dei droni’ con giudici federali e della Corte d’appello chiamati a valutare la bonta’ o meno di un attacco.
Richieste che al momento difficilmente verranno accolte, anche perchè la revisione della strategia statunitense per i droni in corso dopo gli ultimi eventi non lascia presagire ad alcuna svolta.
Il presidente che vinse il premio Nobel per la pace e che vorrebbe evitare morti civili appare in difficoltà ma essendo al tempo stesso “Commander-in-Chief” con la responsabilita’ di difendere il paese, appare difficile che possa addossarsi altri oneri.
Ma a rincarare la dose ci pensa Leon Panetta, ex direttore della Cia, ed ex segretario alla Difesa del presidente Obama che ha affermato che “i droni sono l’unica opzione per inseguire e catturare terroristi in alcune aree, quali alcune regioni tribali del Pakistan. Il dubbio pero’ e’ che i vari successi ottenuti con i droni si siano tradotti in un’eccessiva e falsa fiducia nella tecnologia e nella precisione in guerra. Forse abbiamo pensato di essere meglio di quello che siamo“.
Si attendo adesso gli esiti della revisione in corso e le eventuali decisioni che ne scaturiranno.
Giuseppe Maneggio