Roma, 15 dic. – Da quando si è conclusa la liberazione della città di Aleppo, occupata dai “ribelli” dal 2012, da parte dell’esercito siriano e i suoi alleati, la stampa internazionale ha iniziato a diffondere notizie sui presunti crimini e atrocità commesse nei confronti dei civili. Questo copione però si ripete dall’inizio del conflitto siriano ed è un visione interessata sui fatti. Le fonti da cui i principali media internazionali riprendono queste notizie sono vicine ai gruppi ribelli e molto spesso poi si sono rivelate delle bufale.
Proprio in questi giorni anche il giornale La Repubblica pubblicava sul suo sito la notizia della rottura della tregua da parte dell’esercito siriano riprendendo un video pubblicato su Twitter, da parte del reporter americano Bilal Abdul Kareem. Nel video il reporter spiega quello che secondo lui sta accadendo ad Aleppo “Quello che sto registrando è un nuovo video, nel giorno in cui si sarebbe dovuto rispettare un accordo per il cessate il fuoco in città. Questo apparentemente non è accaduto. Le forze armate del regime stanno attaccando. I ribelli sarebbero pronti ad abbandonare la città e a permettere ai civili di scappare. Gli attacchi in città però continuano e il motivo non è chiaro. La connessione a internet salta molto spesso e non so se questo video vi arriverà, ma c’è il disperato bisogno che la gente sia informata su quello che sta succedendo ad Aleppo”.
Quello che però per il quotidiano italiano prende per una fonte esclusiva e super partes, non corrisponde al vero e basta leggere la sua storia sul suo sito. Bilal Abdul Kareem è un convertito all’Islam radicale, che ha lavorato per l’emittente televisiva saudita in Egitto, Huda Tv, dal 2012 ha iniziato ad interessarsi del conflitto in Siria e vi si è trasferito per documentare le attività dei combattenti della “resistenza” contro il governo di Bashar al-Assad. Bilal descrive così il suo interesse per il conflitto “Ho avuto un’idea circa i Mujaahideen dopo aver prodotto il mio documentario “Torture Agreement” . Lì ho incontrato molti combattenti islamici rispettabili che chiedono la legge islamica. Ero curioso di sapere che tipo di combattenti avrei trovato in Siria. Così ho deciso di andare a documentarlo”. Decisamente non il tipico profilo del reporter di guerra, ma per Repubblica val bene qualsiasi testimonianza anche quella di chi rappresenta gli jihadisti pur di sostenere la campagna anti-Assad.
Guido Bruno
1 commento
per il semplice motivo che oramai le notizie vengono prese dai social, quindi ognuno può scrivere ciò che vuole, ed ogni cosa verrà vista come vera e scritta da qualcuno che saprà la verità