Bruxelles, 29 mar – Le autorità belghe hanno rilasciato Faysal Cheffou, il giornalista pro immigrati che era ritenuto essere “l’uomo col cappello” immortalato nel video della sicurezza dell’aeroporto insieme ad altri due attentatori.
Secondo la polizia belga Cheffou è stato rilasciato per “mancanza di prove” ma resta comunque indagato per terrorismo. Come riporta l’Ansa, gli indizi che avevano portato all’arresto del reporter non sono stati supportati dall’evoluzione dell’istruttoria in corso, pertanto il giudice non ha potuto fare altro che rilasciarlo sebbene Cheffou sia un personaggio ben noto nell’ambiente dell’Islam radicale belga: nel 2003, ad appena 18 anni, era stato condannato per ricettazione ed associazione a delinquere e nella sua casa erano stati ritrovati una pistola, manette ed un passamontagna. Nel 2015 si presentava alle porte del Parc Maximilien, si metteva davanti all’Ufficio stranieri e tentava di convincere i richiedenti asilo a fare il Jihad: “Qui o in Siria, non importa dove, io ti posso far arrivare ovunque”. Dopo i ben noti fatti di sangue dei giorni scorsi era stato pedinato e una volta arrestato sottoposto ad un “confronto all’americana” in cui il tassista che aveva già riconosciuto gli altri due attentatori lo identifica come il terzo uomo.
Sembrava quindi che la cellula terroristica fosse stata riconosciuta ma il suo rilascio di oggi mette in discussione tutto l’impianto accusatorio e soprattutto fa ripartire la caccia all’uomo. Le motivazioni del rilascio di Cheffou sembrano comunque pretestuose ad una prima analisi: il suo avvocato Oliver Martins, sostiene a RTBF che non poteva trovarsi allo scalo di Bruxelles perché quel giorno si trovata in casa e ha “ricevuto delle chiamate telefoniche“. Quindi più che per un vero e proprio alibi, tutto da confermare, il rilascio sembra sia stato dovuto al pressapochismo della polizia belga nel condurre le indagini che hanno portato all’arresto del giornalista dato che i capi di accusa nei suoi confronti restano.
Paolo Mauri