Londra, 16 gen – Clamorosa disfatta per il premier britannico Theresa May: la Camera dei Comuni ha bocciato l’accordo con l’Ue sulla Brexit. Una valanga di no per la leader dei Tory, ora il governo è alla prova della fiducia. E la strada dell’intesa con Bruxelles è di nuovo tutta in salita.
A bocciare la Brexit “made in May” sono stati 432 deputati, con il governo se ne sono schierati appena 202. Uno scarto di 230 che ne fa il margine più ampio di sempre. La paura del “no deal”, di una disastrosa uscita del Regno Unito dalla Ue senza accordi, non è bastata a convincere i parlamentari.
Ora sarà difficile uscire dall’impasse. Dopo il no in Aula, la premier May ha preso la parola e ha ribadito: l’accordo raggiunto lo scorso novembre è “l’unico possibile che tutela l’uscita dalla Ue e i cittadini”, ma ammette che il messaggio dei deputati le è arrivato forte e chiaro. Giocando di anticipo, la premier ammette che serve la fiducia per andare avanti e invita di fatto il leader dell’opposizione, il laburista Jeremy Corbyn, a presentare la mozione per far cadere l’esecutivo Tory.
Corbyn, dal canto suo, non aspettava altro. “E’ stata una catastrofe, era dagli Anni 20 che un governo non andava sotto così“, esordisce il leader dei Laburisti, che parla poi di fallimento negoziale e critica la May per non aver dialogato durante i negoziati con il Parlamento.
Oggi quindi si consumerà il secondo atto del braccio di ferro in Aula, dibattito e voto di fiducia.
La May non demorde e annuncia i prossimi passi. Rilanciando la trattativa con la Ue, soprattutto sul cosiddetto backstop, ossia il meccanismo che prevede che non vi sia una frontiera fisica fra Irlanda del Nord e Irlanda, che tanto ha diviso la politica britannica. La premier non molla: “Voglio portare a compimento il leave e voglio che l’uscita dalla Ue sia ordinata“. Rispetterà l’esito del referendum e portirà a compimento la Brexit.
Fonti del governo dicono che a tal proposito Olli Robbins, il braccio destro della premier sulla Brexit, sta già lavorando alle modifiche dell’accordo. A quanto pare ce ne sarebbero sei versioni differenti.
Quindi ora parola all’Aula. Gli unionisti del Dup, dodici deputati, puntello della maggioranza, hanno detto che voteranno la fiducia (anche se hanno respinto l’accordo con la Ue). I 118 Tory ribelli rientreranno oggi nei ranghi, fa sapere il gruppo guidato da Jacob Rees-Mogg e da Boris Johnson.
Il voto finale è previsto per le 19 (20 in Italia). Secondo i media britannici, la May dovrebbe restare in sella.
I Laburisti dal canto loro chiedono elezioni e un nuovo accordo. Corbyn poco prima del voto aveva detto di “non escludere una riapertura del negoziato con la Ue“.
Intanto da Bruxelles il presidente del Consiglio Ue Donald Tusk si dice convinto che a questo punto la non-Brexit sarebbe la soluzione migliore. Visto che un accordo a quanto pare è impossibile, non è escluso che il Regno Unito debba rinunciare all’uscita dalla Ue e revocare l’articolo 50.
Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione Ue, lancia l’allarme: “Il rischio di un’uscita disordinata è aumentato. Mentre non vogliamo che accada, la Commissione proseguirà il suo lavoro per assicurare che l’Ue sia preparata. Il Regno Unito chiarisca le sue intenzioni“.
Se – come pare accadrà – la May resterà alla guida del governo, si impegnerà fino all’ultimo a rispettare la volontà del popolo espressa nel referendum e a lasciare l’Ue. Con buona pace di Tusk e di chi pensa che davvero il Regno Unito possa rinunciare alla Brexit.
Adolfo Spezzaferro