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La lezione inglese: non solo l’euro, bisogna proprio lasciare l’Ue

by La Redazione
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euro ue brexitRoma, 24 giu – Oramai gli schieramenti sono chiarissimi, e meglio di così non potrebbero essere. Da una parte quelli che vogliono “cambiare l’Ue dall’interno”, dall’altra quelli che vogliono molto più semplicemente abbandonarla. Sovranisti contro mondialisti è l’unica dicotomia politicamente valida, tanto più in un’epoca in cui il fronte mondialista sostanzialmente domina ed ha l’appoggio praticamente di tutti i cosiddetti “intellettuali” dall’estrema destra all’estrema sinistra passando per tutte le posizioni intermedie. Abbiamo già visto che l’unica cosa a cambiare è il modo in cui si contesta “questa Europa”, la più oscena forma di neolingua e deprogrammazione linguistica esistente, il risultato è lo stesso. Tutti, e di recente lo stesso M5S che aveva mantenuto una certa ambiguità di fondo, contestano “questa Europa” e quindi vogliono “cambiare le cose dall’interno”. Per questo, anche l’ambigua posizione della Lega di “uscita dall’euro” va presa con le molle: sembra sottendere che si voglia mantenere l’Ue, ma ognuno con la sua divisa nazionale, più o meno flessibile sui mercati internazionali.

In primo luogo, bisogna notare come nessun trattato esistente preveda una qualche procedura specifica per il ritorno alle valute nazionali per chi abbia già adottato l’euro. Bisognerebbe quindi mettersi d’accordo con tutti gli altri partner e scriverne di nuove, cosa evidentemente impossibile per lo stesso motivo per cui non funzionano quelle già esistenti: le nazioni europee hanno interessi diversi dal punto di vista economico e geopolitico. Dall’euro, eventualmente, si potrebbe quindi uscire solo in modo collegiale e concordato, ma se esistesse questa volontà politica cooperativa molto banalmente non saremmo in crisi.

In secondo luogo, anche se per ipotesi fosse possibile uscire dall’euro con una pacca sulla spalla ed una stretta di mano, cosa ne sarebbe del mercato unico, ovvero della libera circolazione internazionale di capitali, merci, servizi e lavoro che è alla base dell’Ue e che di fatto si applicano anche a nazioni…che dell’Ue non fanno parte? Non è un caso che un partito ultra-liberista come Alternative für Deutschland, che fra gli altri ha non pochi sostenitori nella Confindustria tedesca voglia uscire dall’euro proprio per tentare di salvaguardare a tutti i costi il mercato unico e permettere alle grandi imprese tedesche di rifarsi dei danni che deriverebbero dalla rivalutazione del marco consentendo loro di “fare shopping” in Italia con i loro talleri sopravvalutati.

Abbiamo già visto che la globalizzazione in senso lato è di per se dannosa, indi non stupiranno le ovvie conclusioni del discorso: anche se abbiamo la nostra valuta, l’impossibilità di disciplinare i mercati “liberi e concorrenziali” sostanzialmente inibisce ogni facoltà di porre in essere una politica economica sovrana.

Infine, bisogna anche ricordare che l’Ue e la Nato sono due facce della stessa medaglia, ovvero della subordinazione dell’Europa agli Usa. Che poi all’interno della prima l’economia più forte abbia preso il sopravvento è del tutto secondario, ma abbiamo spiegato come agli Usa interessi mantenere in vita l’apparato tecnocratico in quanto tale, al limite sacrificando l’euro.

Se anche il processo d’integrazione europea non fosse stato così dannoso, se anche non avesse condannato alla miseria interi popoli, basterebbe solo questo per desiderare lo smantellamento dell’Ue: non è nostra, non lo è mai stata e non lo sarà mai.

Matteo Rovatti

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1 commento

Artemide 24 Giugno 2016 - 12:00

Concordo appieno con l’autore.
E già concordavo con il precedente articolo che aveva scritto (quello cui si fa cenno all’inizio).

L’UE va smantellata. Distrutta. Non si può fare altrimenti. L’UE è un crimine contro i popoli, in primis il nostro. L’euro è solo una sua propaggine velenosa: tagliata la testa, anche il resto muore.

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