Roma, 30 ago – Le disavventure del presidente degli Stati Uniti d’America, Donald Trump, non sono ancora finite per questo burrascoso 2020 che, oltre ad aver subito la pesantissima scure della crisi economica dovuta all’epidemia di Covid-19, sta assistendo a frequenti e violente proteste da parte di Antifa e Black Lives Matter; i due gruppi menzionati, teoricamente apartitici e utilizzati esclusivamente per chiedere più diritti per gli afroamericani, sono un ottimo strumento elettorale per i democratici in vista delle elezioni del prossimo novembre, in quanto godono dei mezzi economici e comunicativi per raggiungere e convincere milioni di cittadini nel mondo.
Dove ci sono i Blm, c’è violenza
Dopo un periodo di apparente calma, durato appena qualche settimana, i famigerati Blm – sigla utilizzata per identificare i protestanti dalla morte di George Floyd – hanno trovato nel Republican National Convention (RNC) l’ennesima scusa per disturbare gli affari del presidente Trump con il beneplacito del Partito Democratico statunitense; il convegno – svolto principalmente fra North Carolina e Washington D.C. – è utilizzato dal Partito Repubblicano per eleggere i candidati a presidente e vice presidente per le prossime elezioni, comprendendo anche – nel corso dei quattro giorni – molti discorsi di personaggi noti del mondo politico statunitense. Alla chiusura della convention ha parlato l’attuale presidente degli Stati Uniti che, oltre ad aver accolto di buon grado la candidatura alle prossime elezioni, ha aspramente criticato i governatori democratici per non aver saputo controllare la violenza delle proteste portate avanti dai Blm.
I protestanti sopramenzionati hanno approfittato del discorso di Trump – pronunciato alla Casa Bianca – per inscenare il solito teatrino apparentemente antirazzista, costituito da cartelli recanti la scritta “Black Lives Matter”, mazze da baseball e un altissimo numero di passamontagna utili a non farsi riconoscere durante le frequenti e risapute scorribande. La portavoce del Dipartimento di Polizia Metropolitana di Washington D.C. aveva fortunatamente anticipato i protestanti garantendo la presenza della forze dell’ordine, a causa di un aumento esponenziale della tensione in città conseguente ad un video – diventato virale – ritraente diversi BLM impegnati ad importunare una donna.
L’aggressione al senatore Rand Paul
Quando si parla di Antifa e BLM, tuttavia, non c’è limite al peggio, infatti i protestanti hanno atteso in strada i partecipanti al Republican National Convention appositamente per molestarli verbalmente e, nel peggiore dei casi, creare violenti parapiglia; è diventato emblematico il caso del senatore Rand Paul e di sua moglie, attaccati – come afferma egli stesso su Twitter – da un centinaio di persone a pochi passi dalla Casa Bianca. La vicenda, iniziata con semplici interviste da parte dei giornalisti presenti, si è trasformata rapidamente in un incubo per i coniugi, che hanno richiesto l’intervento della polizia di Washington D.C. al fine di giungere in sicurezza all’hotel.
Rand Paul just got chased by a crowd back to his hotel, after leaving the White House from Trump’s Republican Party Nomination #DC #DCProtests pic.twitter.com/h1kPcZG1jh
— Brendan Gutenschwager (@BGOnTheScene) August 28, 2020
Rand Paul, oltre ad aver ringraziato le forze dell’ordine per l’ottimo lavoro svolto, ha rilasciato una lunga intervista a Fox News per raccontare l’orribile incontro ravvicinato con gli “antirazzisti” Blm, sollevando anche legittime questioni legate alle identità dei protestanti: “Chi sono queste persone? Chi ha pagato per le loro stanze d’hotel? Chi le ha fatte arrivare lì?”. Queste domande non riceveranno alcuna risposta, almeno momentaneamente, però è sicura la congenialità fra i protestanti – violenti e non – e il Partito Democratico, che sta utilizzando e fomentando l’odio sociale di alcune categorie di cittadini al fine di danneggiare, in vista delle elezioni, l’attuale presidente degli Stati Uniti, Donald Trump.
Giacomo Garuti