Washington, 12 feb – “L’Isis è una grave minaccia, se non affrontata andrà oltre il Medio Oriente e arriverà anche negli Stati Uniti”. Barack Obama si è servito di questa premessa per chiedere al Congresso degli Stati Uniti nuovi poteri di guerra da esercitare contro i jihadisti dello Stato islamico. Nello specifico il presidente Usa vuole un’autorizzazione, seppur limitata a tre anni, che non preveda limiti geografici e che non escluda a priori l’uso di forze armate americane sul campo.
“Ma non sto chiedendo di aprire una nuova guerra come in Afghanistan o in Iraq”, ha precisato Obama, che ha poi rassicurato sull‘utilizzo di truppe sul campo: le impiegheremo soltanto se “assolutamente necessario”. Difficile però pensare che non vi sia quest’ultima possibilità all’orizzonte, considerate le forti pressioni dei repubblicani, maggioranza alla Camera dei rappresentanti, che vorrebbero un impegno più forte e deciso degli Stati Uniti in Medio Oriente. Una maggioranza a cui non bastano le rassicurazioni di Obama che dopo gli oltre 2.000 raid aerei effettuati già canta vittoria: “stiamo distruggendo le loro linee di comando, di controllo e di rifornimento, la nostra coalizione è forte, la nostra causa è giusta e la nostra missione avrà successo.”
Dichiarazioni che il presidente statunitense è consapevole possano apparire troppo poco convincenti a buona parte dell’opinione pubblica, soprattutto quella di simpatie repubblicane. Da qui la richiesta di maggiori poteri di intervento. Secondo l’intelligence americana infatti la minaccia Isis sarebbe in parte già interna agli Usa, considerati i 150 tentativi di arruolamento tra le fila degli jihadisti da parte di cittadini statunitensi.
“Non sono d’accordo sulla politica estera del presidente”, ma in questo momento “i nostri nemici e i nostri alleati devono sapere che parliamo con una voce sola”, ha detto il deputato repubblicano Jeff Falke avallando la richiesta di Obama. Dello stesso avviso il senatore Mark Kirk, che ha tuonato: “è la cosa giusta da fare”. Nonostante questo però, anche secondo quanto affermato dal New York Times, la discussione al Congresso potrebbe durare mesi prima di arrivare ad un voto favorevole, soprattutto se si tengono di conto le probabili opposizioni dei senatori democratici.
Nella lettera ai parlamentari Obama ha voluto comunque provare a spingere sull’acceleratore puntualizzando che questa autorizzazione “fornirà la flessibilità necessaria per condurre operazioni a terra in limitate circostanze”. Leggasi: permetterà all’esercito di attuare interventi di salvataggio, alle forze speciali blitz mirati contro i jihadisti, all’intelligence di raccogliere ulteriori informazioni sul campo e di individuare obiettivi da colpire. Forse non sarà un remake della guerra contro Saddam, ma poco ci manca.
Eugenio Palazzini