Roma, 5 lug — Quando la smania per il politicamente corretto sfocia nel ridicolo e finisce per diventare un boomerang contro chi la promuove: è accaduto alla banca Halifax, i cui clienti, da giorni, stanno chiudendo in massa i propri conti per protestare contro un’infelice mossa promozionale dei social media manager della compagnia, rei di troppo bigottismo woke. In sunto, il team social della società avrebbero detto ai correntisti di «andarsene altrove» nel caso non avessero gradito i nuovi cartellini identificativi del personale dotati di «pronome preferito» in ossequio al paradigmi Lgbt.
La banca Halifax, i pronomi e quella smania di apparire woke
Detto, fatto: in quello che è stato etichettato dal Daily Mail come «uno dei più grandi disastri di pubbliche relazioni nella storia degli affari britannici» i clienti si sono precipitati a chiudere conti e tagliare le proprie carte di credito (e pubblicarne le fotografie sui social). Il titolare di un conto corrente avrebbe riferito al MailOnline di aver già ritirato investimenti e risparmi per un valore di 450mila sterline, mentre molti avrebbero trasferito i propri fondi a banche concorrenti dopo aver accusato Halifax di discriminarli con la loro «patetica ostentazione di buonismo». («Ora tutta la mia famiglia ha trasferito i propri conti a Nationwide»).
Se non sei d’accordo con noi, vattene
La querelle è iniziata settimana scorsa, quando Halifax ha twittato ai suoi 118.000 follower rivelando che avrebbe consentito al personale di mostrare i propri pronomi sui cartellini identificativi nominativi: «i pronomi contano», recitava la didascalia a corredo della foto che mostrava il badge di un membro del personale femminile (Gemma) e relativi pronomi (she-her). Un cliente ha prontamente risposto: «Non c’è ambiguità nel nome “Gemma”. È il nome di una donna. In altre parole, è una patetica ostentazione di correttezza politica». Entro 20 minuti un membro del social media team di Halifax — il quale evidentemente necessitava di qualche infarinatura base di tecniche marketing — ha risposto: «Se non sei d’accordo con i nostri valori, puoi chiudere il tuo account».
E i clienti se ne vanno
La risposta dello zelante carabiniere buonista non è piaciuta ai clienti della banca, che a centinaia nel giro di pochissimi minuti hanno annunciato l’intenzione di boicottare Halifax chiudendo i conti e trasferendo i fondi presso concorrenti meno bigotti. Altri hanno tagliato le proprie carte di credito o stracciato le polizze assicurative, postandone le fotografie. Un altro ha scritto: «Ho chiuso il conto della mia carta di credito oggi, dopo un rapporto di clientela durato 15 anni». Alla bufera mediatica si è aggiunta la voce dell’ex sceneggiatore di Doctor Who Gareth Roberts, cliente di Halifax dal 1988: «Sono un omosessuale. Sono inorridito dalla vostra adesione a questo circo che odia le donne e dal vostro atteggiamento nei confronti dei clienti che fanno obiezioni perfettamente ragionevoli a riguardo».
L’esperto di marketing Martin Townsend ha analizzato la mossa di Halifax bollandola come uno dei più grandi errori di relazioni pubbliche con la clientela della storia recente, un atteggiamento da «bulli vecchio stile». «Chi tratta così i propri clienti? Non ho mai sentito di un’azienda che invita i propri clienti ad andarsene. E questa sarebbe inclusione?». Ci hanno pensato i correntisti di Halifax, seguendo alla lettera i consigli del team social: «Ho appena chiuso il mio account Halifax dopo 19 anni. Possono infilarsi i loro pronomi nel c*lo».
Cristina Gauri
3 comments
Braviiiiiiii.
molti non se ne rendono conto,
sta arrivando l’onda di ritorno….
tutti questi fanatici buonisti,abortisti,blm,woke,lgbt+qnpz nazifem ecc
che hanno reso sempre più complicata la vita delle persone con la loro
pretesa di censurare,normare,obbligare,costringere
TUTTI a pensarla come loro…..
avranno presto un brusco risveglio,
e si ritroveranno in un mondo molto scomodo per le loro idee:
perchè è come una molla che si carica….
quando non riesce a resistere oltre e si scarica,
va MOLTO oltre il punto di equilibrio.
Un po’ come quando i bianchi si lamentavano dei neri che “pretendevano” di sedersi nei loro stessi autobus e per protesta scendevano. I bianchi che invece li sostenevano oggi sarebbero stati chiamati buonisti. Sì è visto la storia a chi ha dato ragione. E si è visto che gli esseri umani di merxa non posso chiamare quelli meglio di loro come “persone buone” ma “buoniste”, perché è quello che fa da sempre la volpe con l’uva.
Mi raccomando, ripetiamo sempre gli stessi errori eh. Articolo terribile.