Roma, 23 mar – È salito a 93 il bilancio dei morti per l’attentato a una sala concerti alle porte di Mosca, dove ieri sera uomini in mimetica hanno aperto il fuoco sugli spettatori in attesa di assistere a un concerto rock. Lo Stato islamico si è attribuito la responsabilità dell’azione.
Attacco a Mosca
Le autorità di Kiev hanno immediatamente dichiarato la loro estraneità ed ogni coinvolgimento nell’azione terroristica che ieri notte ha sferrato un duro colpo al cuore della Russia. Secondo alcune testimonianze, gli assalitori avrebbero lanciato anche granate o bottiglie incendiarie e poco dopo l’intero edificio si è trasformato in un rogo. Oltre 93 morti – dagli ultimi aggiornamenti – tra cui tre bambini, e 145 feriti, è il bilancio (ancora provvisorio) fornito dai servizi di sicurezza interni russi, Fsb. Le autorità hanno aperto un’inchiesta per terrorismo e qualche ora dopo l’Isis ha rivendicato l’attacco. Miliziani dello Stato islamico, si legge in un messaggio sul canale Telegram del gruppo jihadista, “hanno attaccato un grande raduno (…) alla periferia di Mosca” e poi si sono “ritirati sani e salvi nelle loro basi“.
Spettri di Jihad
Dure le condanne arrivate da tutti i Capi di Stato del mondo. Anche l’Unione europea ha condannato l’assalto, e la Casa Bianca ha detto che i suoi “pensieri sono per le vittime del terribile attacco”. Va sottolineato che lo scorso 7 marzo l’ambasciata americana a Mosca aveva messo in guardia i propri cittadini per possibili attentati terroristici nelle 48 ore successive, specie ad eventi affollati come concerti musicali. La Cnn, citando “fonti informate”, ha detto che gli Usa avevano avvertito la Russia del rischio di attacchi da parte dell’Isis. L’allarme dell’ambasciata americana era stato lanciato dopo che, il giorno prima, l’Fsb aveva detto di aver sventato un attacco con armi da fuoco contro i fedeli di una sinagoga nella capitale. L’intelligence russa aveva precisato che l’attentato era stato pianificato da una cellula del Wilayat Khorasan, la branca afghana dell’Isis, apparsa per la prima volta nel 2014, che si pone come obiettivo la fondazione di un nuovo califfato che riunisca vari Paesi asiatici, tra cui l’Afghanistan, il Pakistan, l’Iran, ma anche alcune ex repubbliche sovietiche, come il Turkmenistan, il Tagikistan e l’Uzbekistan.
Sergio Filacchioni