Londra, 13 mag – La Svezia riaprirà un’indagine preliminare su un’accusa di stupro contro il fondatore di WikiLeaks, Julian Assange, che è stata abbandonata nel 2017. Lo ha reso noto la Procura. Assange, che nega le accuse, ha evitato l’estradizione in Svezia per sette anni dopo aver trovato rifugio presso l’ambasciata dell’Ecuador a Londra nel 2012. Ma il 47 enne è stato prelevato dalla sede diplomatica il mese scorso e condannato a 50 settimane di carcere per aver violato le condizioni della libertà su cauzione. Anche gli Stati Uniti hanno chiesto l’estradizione di Assange dal Regno Unito per il suo presunto ruolo nella pubblicazione di materiale militare e diplomatico top secret nel 2010.
Le accuse
Eva-Marie Persson, vice procuratore capo, ha detto che, dal momento che l’australiano non si trova più presso la sede diplomatica, è possibile portare nuovamente avanti le indagini. “La legge svedese, per l’accusa di stupro, ha dei tempi di prescrizione di 10 anni, quindi non prima dell’agosto 2020“, ha detto Persson. La decisione di Persson è arrivata in seguito alla richiesta presentata dall’avvocato Elisabeth Massi Fritz, che rappresenta una donna che sostiene di essere stata violentata dal giornalista australiano durante una visita in Svezia nel 2010. Accuse che Assange ha sempre negato: per l’attivista i rapporti erano consensuali. Nel novembre 2016 il procuratore svedese fu presente a un interrogatorio dell’australiano nella sede diplomatica ecuadoregna e gli pose alcune domande attraverso un magistrato ecuadoriano. Il testo di quell’interrogatorio giunse a Stoccolma quattro giorni dopo ma “tutti i documenti erano stati tradotti – aveva spiegato il New York Times – in spagnolo, poi in inglese, poi ancora in spagnolo e poi nella lingua svedese“. Tutto ciò ha rappresentato un ostacolo per l’indagine.
WikiLeaks: “Ora avrà la possibilità di discolparsi”
La decisione dei pubblici ministeri svedesi di riaprire l’indagine per presunto stupro darà al fondatore di WikiLeaks la “possibilità di discolparsi“, ha affermato alla Dpa Kristin Hrafnsson, direttore dell’organizzazione. “Assange è sempre stato disposto a rispondere alle domande”, ha aggiunto, spiegando che “non ha mai voluto eludere l’interrogatorio” ed era disposto ad andare in Svezia “se gli veniva assicurato che non sarebbe stato estradato negli Stati Uniti“. Hrafnsson sostiene che i pubblici ministeri svedesi hanno agito sotto pressioni politiche. “C’è una motivazione politica preponderante per questa intera saga“, conclude.
Ludovica Colli