Mosca, 15 nov – Alexei Uliukaev, ministro dell’Economia della Federazione russa è stato arrestato nelle scorse ore con l’accusa di aver intascato una tangente milionaria. Uliukaev sarebbe stato colto in flagrante mentre riceveva la mazzetta. Secondo l’agenzia di stampa Interfax, i telefoni del ministro erano già sotto controllo da un anno.
L’indagine è stata portata avanti dall’Fsb, il Servizio federale di sicurezza, e avviata nel quadro della recente cessione di Bashneft al colosso petrolifero Rosneft. Cessione, che è bene ricordarlo, ha suscitato non poche perplessità in territorio russo. I dettagli dell’operazione che ha portato all’arresto del ministro, sono stati forniti dal Comitato d’inchiesta che si è occupato della vicenda. L’accusa nei confronti di Uliukaev, ha dichiarato la portavoce Svetlana Petrenko, è quella di “di aver ricevuto 2 milioni di dollari in cambio del parere favorevole del Ministero dello Sviluppo Economico, che ha consentito alla società Rosneft di completare l’accordo per l’acquisizione di una quota del 50% di proprietà dello Stato di Bashneft“. “Si tratta di una estorsione per ottenere una tangente dai rappresentanti di Rosneft, accompagnata da minacce” ha riferito la Petrenko, precisando che la vendita in sè non sarebbe oggetto di indagini. Se l’accusa venisse confermata, sulla base del codice penale russo, il ministro andrebbe incontro alla reclusione da otto e quindici anni.
La vicenda Rosneft-Bashneft ha avuto dei risvolti che hanno attirato molto le attenzioni dei media russi. Rorneft, direttamente controllata dal Cremlino, ha acquisito il 50% di Bashneft per 330 miliardi di rubli (5,2 miliardi di dollari) nel mese di ottobre, nel quadro della più grossa cessione di asset portata a termine quest’anno dal governo. Bashneft, che rappresenta il sesto produttore di idrocarburi del paese, fu nazionalizzata nel 2014 in seguito all’arresto del miliardario Vladimir Yevtushenkov per riciclaggio di denaro. Mosca, per ridurre il deficit di bilancio causato dalla caduta del valore del petrolio, ha così deciso di vendere Bashneft, ma lo ha fatto facendo passare per privatizzazione la vendita di una società pubblica ad un’altra società pubblica.
Il ministro Uliukaev in un primo momento si era detto favorevole ad una privatizzazione che non coinvolgesse altri soggetti pubblici, ma mettendo assieme le candidature delle società interessate è spuntato il nome di Rosneft, gigante energetico guidato da Igor Sechin, considerato vicino alla cerchia di Putin al suo fianco sin dai tempi in cui entrambi erano nello staff del sindaco che trasformò Leningrado in Pietroburgo. Sechin, uomo di punta dell’ala più nazional-conservatrice, nonché manager tra i meglio pagati della Federazione russa, è riuscito a condurre in porto l’operazione in tempi record. Il 10 ottobre era arrivata la firma del decreto governativo per la vendita. Solo due giorni dopo, Rosneft ha chiuso l’accordo.
Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha dichiarato all’agenzia Reuters che Putin era da tempo a conoscenza dell’indagine a carico del suo ministro. Quello di Uliukaev è solo l’ultimo di una serie di arresti eccellenti. L’ultimo piano anti-corruzione lanciato da Putin otto mesi fa aveva già condotto in manette Dmitrij Zakharchenko, alto funzionario dell’anticorruzione arrestato con 120 milioni di euro e Andrej Belyaninov, a capo da un decennio del Servizio federale delle dogane.
Giuseppe Maneggio