Gerusalemme, 31 mar. – L’ultima colonia ebraica approvata risale a oltre 20 anni fa. Nel giorno in cui palestinesi e arabi israeliani celebrano il giorno della Terra, il premier Benjamin Netanyahu e il suo governo hanno approvato la costruzione di un nuovo insediamento. Erano 20 anni che Israele non approvava da zero una colonia. Fino a oggi si erano limitati a espandere quelle esistenti, adducendo la motivazione della crescita naturale, nonostante quasi nessuno degli insediamenti ebraici in terra palestinese sia abitato per intero.
Nell’approvare la nuova colonia Netanyahu ha voluto tenere fede alla promessa fatta ai coloni di Amona, insediamento illegale sgominato tra le proteste nello scorso mese di gennaio. Aveva detto alle 40 famiglie evacuate dall’outpost che avrebbero avuto un nuovo posto dove stabilirsi e così è stato. E aveva anche detto che tutto sarebbe stato deciso entro il 31 marzo. Detto fatto.
La nuova colonia, che si stima potrà ospitare fino a duemila persone e verrà ultimata in 25 anni, dovrebbe sorgere vicino a quella di Shiloh, nella terra biblica di Samaria, una delle zone della Cisgiordania dove i movimento dei coloni è più attivo. Costruendo vicino a Shiloh, Gerusalemme Est e la terra di Giudea saranno sempre più collegati alla Samaria. Si tratta di porzioni di terra attraversate da una delle strade più celebri, detta anche la Strada dei Patriarchi: la numero 60, che parte da sud, a Beersheva (la biblica città di Bersabea) e arriva su su fino a Nazaret. In mezzo ci sono Hebron, Betlemme, Gerusalemme, Ramallah, Nablus e Jenin.
Insieme all’annuncio dell’approvazione dell’insediamento Netanyahu e il Gabinetto di Sicurezza di Israele hanno anche annunciato che 90 ettari di terreno nei pressi della colonia di Eli, anch’essa in Samaria, sono stati dichiarati terra di stato (ebraico). Dati ufficiali palestinesi affermano che l’occupazione israeliana controlla più dell’85% dei territori della Palestina storica, per un’estensione di circa 27.000 chilometri quadrati, e che in Cisgiordania vivono 21 coloni ogni 100 palestinesi. Una cifra che sale a 69 coloni ogni 100 palestinesi nel governatorato di Gerusalemme. La politica Hanan Ashrawi, storica portavoce palestinese fin da quando nacque l’Olp, riferendosi alle scelte israeliane, ha dichiarato: “le loro politiche sistematiche di colonialismo, l’apartheid e pulizia etnica, mostrano un totale e palese disprezzo dei diritti umani dei palestinesi.”
Ma l’umiliazione più grande, i palestinesi l’hanno ricevuta anche nei modi in cui l’insediamento è stato approvato. Il 30 marzo, da 41 anni a questa parte infatti, è una giornata importante per i palestinesi di tutto il mondo: si celebra Youm al Ard, la giornata della Terra, che ricorda il massacro computo dall’esercito israeliano nel 1976 avvenuto durante gli scontri per espropriare 5500 ettari di terre palestinesi in Galilea. Sei furono i morti, arabi con cittadinanza israeliana, e centinaia le persone arrestate. Su quelle porzioni di terra nacquero tre insediamenti di coloni ebrei sionisti. Le buone intenzioni espresse dal documento finale del summit della Lega araba di qualche giorno fa, quindi, sono solo un ricordo.