Washington, 19 dic – Ci sarebbe la Corea del Nord dietro l’attacco informatico Wannacry che ha messo in ginocchio i computer di aziende e strutture pubbliche, tra cui ospedali e banche, in quasi tutto il mondo a maggio 2017. Ad accusare Pyongyang sono gli Stati Uniti, nella persona del consigliere di Trump alla sicurezza interna e l’antiterrorismo, Thomas Bossert. L’ipotesi era già circolata subito dopo l’attacco negli ambienti degli esperti informatici, e la Corea del Nord la bollò come diffamatoria, ma ora la Casa Bianca lancia l’accusa ufficiale.
Bossert riferisce che gli Usa non sono gli unici ad accusare la Corea del Nord e che “altri governi e società private sono d’accordo con noi”, dal momento che ci sarebbero prove concrete emerse durante le indagini insieme alle aziende coinvolte nell’attacco. Ciononostante Washington non dice se ha intenzione di intraprendere azioni specifiche contro Pyongyang, ma si è limitata a riferire che proseguirà nella sua strategia di “massima pressione” e minacciando che chiunque abbia danneggiato gli Stati Uniti dovrà rispondere delle proprie responsabilità..
I danni che Wannacry provocò furono ingenti. Il malware ha bloccato l’accesso ai computer infettati, offre al suo proprietario la restituzione dei dati in cambio di un riscatto, pena la cancellazione dei dati nel caso in cui il pagamento non venisse effettuato entro un certo tempo. Wannacry ha chiesto 300 dollari per ogni pc colpito, da pagarsi con carta di credito o bitcoin.
In tutto vennero infettati più di 300.000 computer con sistema operativo Windows in almeno 150 Paesi nel mondo, secondo l’Europol si è trattato del peggiore attacco informatico mai visto. Un cyberattacco che ha avuto un impatto economico stimato in miliardi di dollari, oltre ad aver messo a repentaglio molte vite umane, dal momento che l’intero sistema sanitario inglese è stato messo a dura prova.
Anna Pedri