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Ancora Macron vs Le Pen: analisi di due volti che raccontano la Francia

by Tommaso Alessandro De Filippo
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Roma, 16 apr – Siamo in prossimità del 24 aprile, il fatidico giorno in cui è previsto il ballottaggio in Francia, che vedrà riproporsi a distanza di 5 anni una nuova sfida tra Emmanuel Macron e Marine Le Pen, i candidati che si contenderanno l’Eliseo ed ambiscono a governare la propria nazione nel prossimo futuro.

Macron vs Le Pen, volti e ambizioni della Francia

Due figure molto differenti, distanti sul piano ideologico e programmatico, che rappresentano volti e ambizioni della Francia piuttosto divergenti ma al tempo stesso reali, che determineranno dei riflessi di peso in ambito geopolitico. Ad oggi, è probabile che il presidente uscente Macron nonostante le difficoltà riesca a conquistare un secondo mandato. Tuttavia, mai come in questo caso Marine Le Pen sembra in partita.

Con i voti dei candidati del primo turno esclusi dal ballottaggio da dividersi e intercettare, non sarebbe impossibile assistere ad una vittoria della candidata di destra al secondo turno, nonostante l’ipotesi resti ancora di difficile realizzazione. E’ interessante allora analizzare approfonditamente i due volti politici del momento in Francia, raccontandone aneddoti e interpretazioni ideologiche, certi che questo possa regalare chiarezza a chi non voglia allinearsi ai giudizi del mainstream.

La Francia secondo Macron

In primis è fondamentale soffermarsi sul presidente uscente Macron, personaggio discusso e contestato nel corso degli anni, quanto probabilmente incompreso. Come di moda in questo periodo storico, Macron svolge il ruolo dei tanti che giungono in ruoli di potere politico pur provenendo da altri contesti. Nel caso del presidente francese è stato l’ambiente di finanza e banche ad averlo formato sin da giovane, prima di lanciarsi nella creazione del partito En Marche, contenitore di sentimenti ideologici e politici di matrici differenti, non catalogabile in uno schieramento manicheo di destra o sinistra, capace di ottenere l’exploit elettorale nel 2017.

Tuttavia, è necessario chiedersi che tipo di Francia abbia in mente Macron e cosa il suo personaggio rappresenti ed interpreti nell’immaginario comune. A riguardo risulta utile riagganciarsi alla figura del monarca. Pur non avendo alcuna nostalgia ideologica per la Francia pre-rivoluzionaria e dunque non essendo catalogabile come spirito monarchico, Macron interpreta alla perfezione il ruolo di sovrano popolare. Possiamo riferirci a lui come a uno specchio del sentimento elitario della nazione francese e di parte del suo popolo. Fece discutere e sorprese la famosa intervista rilasciata qualche anno fa, in cui egli dichiarava che durante la rivoluzione i francesi non avessero in realtà intenzione di uccidere il Re. Quel che sembra un errore o un paradosso storico è invero la chiave interpretativa del pensiero macroniano: strutturato e consigliato sul piano comunicativo in maniera accurata ed eccelsa negli anni scorsi, ha saputo fungere da ancora per il sentimento inconscio dei francesi, che hanno intravisto in lui una figura da sostenere attivamente.

Incarna la Francia contestatrice dei reali storicamente ma desiderosa di una “presidenza monarchica” che ha permesso a Charles De Gaulle di partorire la più recente costituzione francese che concede al Presidente quasi gli stessi poteri di un re, lasciando gli affari correnti e burocratici al Primo Ministro. Macron nutre per la Francia l’idea che ha per sé stesso, cioè quella di un teatro di gestione filosofica e politica con evidenti ambizioni imperiali. Spesso ha dato prova della propria vanità, risultando arrogante e talvolta superficiale sulle conseguenze che i gesti di una persona sovraesposta possano determinare. Un presidente velleitario, che ama sopravalutarsi e incensarsi di protagonismo geopolitico spesso soltanto immaginario.

Tra multiculturalismo ed europeismo

Le idee di Francia che hanno il presidente uscente e Marine Le Pen sono antitetiche: il primo ha fatto del multiculturalismo l’aspetto predominante del suo programma politico. L’esuberanza demografica che rende la Francia una nazione diversa rispetto a quelle del resto d’Europa è la chiave per il suo progetto a lungo termine. L’integrazione dei “francesi di seconda o terza generazione” deve proseguire fino a produrre un’assimilazione sociale attualmente ancora assente. Di ciò Macron incolpa il “separatismo” che determinerebbe delle divisioni tra ceti sociali ed etnici produttori di mancanza di spirito unitario. La sua è una visione strategica che non solo mira ad inglobare etnie provenienti dal mondo arabo ma intende formarle sul proprio territorio nazionale. Anche in ragione di ciò ha partorito la figura dell’Imam Repubblicano, cioè una guida spirituale islamica (la religione prevalente della Francia multiculturale) che sia indottrinata e formata in patria e non proveniente dall’estero. In tal modo, dal punto di vista macroniano, nei prossimi decenni sarà possibile trasformare e fondere un tessuto sociale ancora denso di differenze.

Altro aspetto chiave del programma del presidente attuale è l’europeismo. I francesi tendono sempre a parlare a nome dell’Europa, convinti rappresenti un continente che gli appartenga per definizione, motivazione per cui è catalogabile la loro idea di imperialismo come un sinonimo dell’europeismo stesso, nonostante le apparenti contraddizioni. Gli Stati Uniti d’Europa, una Ue federale o ipotesi simili sono nell’accezione d’Oltralpe un contenitore che per legittimità deve sottostare alla loro guida, come fosse l’unico sbocco possibile per la sopravvivenza del vecchio continente.

La visione di Marine Le Pen

Marine Le Pen ha una visione parallela, ma che al tempo stesso interpreta l’altro volto della Francia, maltrattato dalla narrazione mainstream ma ancora duro a morire. Un paese estremamente patriottico che però tende a ritenersi “solo” una singola nazione. Ha una visione distante dall’europeismo della controparte, motivazione per cui propone un allontanamento dai trattati dell’Unione europea, verso cui non ha più intenzione di impegnarsi direttamente. Altro scontro lepeniano è quello con la Nato, dove la candidata sarebbe disposta ad accettare miti accordi con l’alleanza atlantica in cambio di una maggiore autonomia geopolitica in Nord Africa, il centro dell’espansionismo francese che si riaggancia alla crisi in Libia del 2011 che coinvolse direttamente anche il nostro Paese. Al tempo c’erano i gollisti all’Eliseo, ora di fatto scomparsi con il misero 4,8% raggiunto da Valerie Pecressè. Una fetta del fu elettorato conservatore è andata a Marine Le Pen anche per la capacità dimostrata di saper essere credibile nella promessa di un maggior impegno e ritorno predominante in Libia.

Sulla linea dell’immigrazione Marine Le Pen è chiara, avendo più volte espresso di non poter farsi carico dei migranti e dell’aspetto multiculturale perché estraneo alle radici francesi ed incompatibile con la sua idea di cittadinanza e nazionalità. Tuttavia, un aspetto che le ha permesso di recuperare nei sondaggi e arrivare in corsa al secondo turno è stata la capacità di condurre la campagna elettorale quasi esclusivamente sui temi interni: con una nazione affetta da gravi disagi sociali ed economici che Macron non è riuscito a curare la proposta di un ritorno ad una politica prevalentemente interna e convincente potrebbe indurre i cittadini a fidarsi dell’anti-establishment. Non resta che osservare con attenzione l’esito delle imminenti elezioni e attendersi importanti novità sul piano europeo nei prossimi tempi.

Tommaso Alessandro De Filippo

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