Bogotà, 4 apr – L’alluvione che ha colpito la provincia di Putumayo in Colombia domenica scorsa ha causato una gigantesca colata di fango che ha letteralmente sepolto villaggi e cittadine causando, almeno per il momento, 262 morti accertati. Il Presidente colombiano Santos ha oggi dichiarato lo “stato di emergenza economica, sociale ed ecologica” per tutto il territorio nazionale dirottando circa 40mila milioni di pesos (13,9 milioni di dollari) per “far fronte a questa priorità umanitaria”.
Intanto il conteggio dei morti continua ed è sicuramente destinato a salire, come sostiene anche la Croce Rossa, andando ad esaurirsi la finestra delle 72 ore di tempo necessarie per avere qualche speranza di trovare ancora qualcuno vivo sotto il fango ed i detriti che hanno sommerso le valli della regione del Putumayo: l’inondazione è avvenuta a seguito di intense precipitazioni che hanno colpito la Colombia sud orientale nel passato fine settimana che hanno innalzato bruscamente le acque del fiume Mocoa e di tre dei suoi tributari, causando l’onda di piena che ha devastato l’intera regione. Al momento la macchina dei soccorsi si è attivata nonostante le difficoltà date dalla geografia della regione: più di 1100 soldati e 40 tonnellate di aiuti sono giunti a Mocoa e nelle zone colpite dal disastro, ed altri ancora sono in arrivo.
L’alluvione però, potrebbe non essere del tutto casuale. La zona del Putumayo, al confine con l’Ecuador ed il Perù, è la zona principale di produzione della coca colombiana. Controllata dalle Farc per anni e ancora fondamentalmente governata da Bogotà solo sulla carta nonostante il recente “trattato di pace” tra le parti, ha subito un incremento dell’estensione del territorio coltivato a questa pianta, che è un piccolo arbusto, a danno della foresta pluviale, la naturale vegetazione che cresce in queste impervie regioni della Colombia. Il terreno coltivato a coca è infatti aumentato del 37% rispetto all’anno precedente passando a circa 188mila ettari e stabilendo un conseguente aumento della produzione di questo narcotico. Il disboscamento effettuato per estendere le piantagioni di coca potrebbe essere una concausa non marginale della recente alluvione: oltre ad aver estirpato la vegetazione nativa che con le proprie radici offre un sostegno per la parte superficiale del terreno, con le piantagioni di coca si è andato ad intaccare anche il comportamento reologico dello stesso: le piccole piantine non offrono lo stesso riparo della volta della foresta contro l’azione erosiva delle gocce di pioggia determinando così una ulteriore erosione degli strati superficiali data dall’azione meccanica della goccia che cade; questo fenomeno, unito alla già citata mancanza di drenaggio offerta dalle radici degli alberi, ha portato ad uno scorrimento superficiale delle acque miste al terreno dilavato che poi sono andate naturalmente ad immettersi nel reticolo idrografico locale determinando così il brusco innalzamento del livello dei fiumi e la loro esondazione in forma di vero e proprio “lahar”, con le drammatiche conseguenze che ora, purtroppo, sono sotto gli occhi di tutti.
Paolo Mauri