Aleppo, 28 nov – Solo un miracolo – o un pesante intervento politico dall’estero – può oramai salvare i ribelli jihadisti che da anni occupano i quartieri orientali della città di Aleppo. Nelle ultime ore, dopo giorni di scontri che avevano progressivamente ridotto le dimensioni della sacca in cui erano chiusi i miliziani che si oppongono al governo siriano, l’attacco è stato sferrato nel distretto di Hanano (il primo a cadere in mano ai ribelli nel 2012) dalla Forza Tigre, ossia dai reparti d’assalto che costituiscono l’elite dello schieramento fedele al Presidente Assad. Poco dopo hanno preso il controllo di Jabal Badro, determinando lo sbandamento dei reparti nemici, e rendendo possibile la divisione della sacca in due parti, attraverso l’attacco al centralissimo quartiere di Sakhour. A quel punto, ai miliziani che difendevano le linee a nord della zona sotto controllo jihadista non è rimasto che tentare la fuga verso i quartieri meridionali, passando appunto per Sakhour, le cui ultime difese erano martellate dall’esercito. I reparti lealisti, in collaborazione con i Curdi che da tempo controllano in modo autonomo il quartiere di Sheik Maqsud, stanno progressivamente occupando e ripulendo il terreno lasciato libero dagli islamisti in fuga. A quando riportano diverse fonti, nella serata di domenica la tenaglia si è chiusa a Sakhour, tagliando in due la zona in mano agli oppositori del regime, e impedendo ai miliziani rimasti a nord del quartiere di raggiungere le zone meridionali, relativamente sicure. A notte fonda si segnalavano comunque nuovi intensi scontri nella zona.
Questa avanzata ha permesso a diverse migliaia di civili di fuggire dalle aree che fino a domenica mattina erano in mano ai ribelli, per cercare rifugio nei quartieri saldamente in mano alle forze governative. Questa possibilità, offerta loro dal governo, che aveva aperto dei corridoi umanitari, era stata preclusa dal comportamento criminale delle milizie che controllano Aleppo Est, intenzionate a impedire la partenza dei civili per poterli usare come scudi umani. La denuncia da parte del governo, anche se ripresa in modo dettagliato da alcune fonti occidentali, come ad esempio il britannico Independent, non era stata presa troppo sul serio dalle cancellerie europee e mediorientali, che avrebbero dovuto a quel punto smentire sé stesse, e la loro teoria dell’assedio governativo ai danni della popolazione di Aleppo. Ora che anche l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani – da sempre su posizioni contrarie ad Assad – ha confermato che i civili cercano rifugio nei quartieri controllati da quelli che secondo la propaganda sarebbero dovuti essere i loro aguzzini, la verità viene a galla. E sarà sempre più difficile, per i ribelli che continuano a resistere nei quartieri sudorientali di Aleppo raccogliere l’appoggio internazionale che gli è indispensabile per evitare l’annientamento definitivo.
Se quindi ad Aleppo le armi potrebbero presto lasciare spazio alla ricostruzione, nel nord del Paese, terreno delle operazioni dei ribelli “moderati” del Free syrian army, affiancati politicamente e militarmente dall’esercito turco, la situazione è ancora molto aperta. Si profila infatti un possibile scontro fra la Turchia e l’esercito siriano, visto che entrambi stanno marciando – i primi al fianco del Fsa, i secondi in collaborazione delle milizie curde che come ad Aleppo anche in questo quadrante da tempo hanno assunto una posizione “morbida” nei confronti del Regime – verso la città di Al Bab, ancora occupata dall’Isis i cui reparti sembrano però decisamente in rotta. Nei giorni scorsi alcune fonti avevano parlato di un bombardamento aereo siriano sull’esercito turco, che a seguito dell’attacco avrebbe perso alcuni soldati. E’ ipotizzabile che si sia trattato di un avvertimento mascherato da incidente, per far capire ad Ankara che, una volta sgomberata l’area dalle bande dello Stato Islamico, non è il caso di proseguire verso sud, perchè l’esercito di Damasco, pur sfiancato da anni di guerra, è pronto a rispondere. E se la partita di Aleppo si chiudesse davvero, la Siria potrebbe spostare da quel fronte i suoi soldati migliori, per fronteggiare eventuali avventurismi turchi. Sarà fondamentale, per evitare che la guerra civile si trasformi in un conflitto turco-siriano, il ruolo diplomatico della Russia.
Mattia Pase
1 commento
Ma perchè nominare “Osservatorio Siriano per i Diritti Umani” quel solitario ratto al soldo dei “servizi” angloamericani che gestisce soltanto una fonte di propaganda, un tizio che non sarebbe nessuno se non fosse citato in continuazione come un oracolo, ma è solo un ratto pagato per mentire, come i media di regime sono pagati per scrivere le sue menzogne, che poi sono veline dei “servizi” occidentali UK e USA. L’inganno d’inventrasi mitiche agenzie stampa, “osservatori celesti”, movimenti de panza vari ed avariati è un vecchio trucco, inventato dal padre della propaganda l’infame E.Bernays durante la “guerra delle banane”