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Ahmad Rahami: il bombarolo che odiava gli Usa ma salutava sempre

by Adriano Scianca
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(Nicolaus Czarnecki/Boston Herald via AP)

(Nicolaus Czarnecki/Boston Herald via AP)

Roma, 20 set – Salutava sempre, Ahmad Khan Rahami, l’uomo arrestato con l’accusa di essere il bombarolo di New York. Il copione è sempre lo stesso, e nel giro di poche ricostruzioni si passa dal “Chi avrebbe mai potuto immaginare che fosse un terrorista?”, a un mole sterminata di dati in senso contrario, tanto che si finisce per stupirsi che non l’avessero tenuto sotto controllo prima.

Rahami lavorava nel fast food di famiglia a Elizabeth, New Jersey. Amava le auto sportive ed era un americano modello: gentile, integrato, tranquillo, mediamente nichilista. Poi, però, a scavare bene, si scopre che quest’idillio multiculturale nascondeva una dose notevole di complessità e oscurità. Sappiamo, per esempio, che i Rahami restavano aperti fino a tardi, oltre l’orario consentito. I vicini protestavano e si attivarono affinché anche i paninari afgani rispettassero le regole. Loro non la presero bene e agitarono ovviamente lo spettro del razzismo, in questo rivelandosi in effetti perfetti occidentali. “È solo perché siamo afgani”, piagnucolò il capofamiglia. E per smentire i pregiudizi, Ahmad si è messo a seminare bombe per mezzo New Jersey.

Secondo le prime indagini, Rahami sarebbe stato arrestato più volte in passato: nel 2012 aveva violato una ingiunzione restrittiva legata ad accuse di violenze domestiche e nel 2014 era stato arrestato per un assalto aggravato. È anche spuntata una ex compagna, madre di una sua figlia, che ha dichiarato: “Odiava l’America e i gay”. Intervistata da FoxNews, la donna, madre di una figlia di Rahami, ha raccontato di come l’afgano parlasse spesso “della cultura occidentale e di come, nel suo paese, era diverso. Di come non c’erano omosessuali in Afghanistan”. Non può mancare all’appello il mitico momento della radicalizzazione: Rahami, riferisce la donna, sarebbe rientrato da uno dei viaggi in Afghanistan, durante il quale gli era stato fatto il “lavaggio del cervello”. Oltre al fanatismo, comunque, avrebbe portato in America anche una moglie e un altro figlio.

In ogni caso, il viaggio in Afghanistan potrebbe essere lo stesso che, nel 2013, lo portò per circa un anno in Pakistan, secondo quanto riferito dalla Cnn. L’uomo, negli ultimi 10 anni, sarebbe stato diverse volte nel Paese, dove si trova anche il fratello. Proprio dal Pakistan, nel 2014, Rahami chiese aiuto affinché fosse concesso un visto per gli Usa a sua moglie incinta e in possesso di un passaporto pachistano scaduto. Ed ecco che il bravo ragazzo americano è diventato, scavando solo un po’ sotto la superficie, un estremista intriso d’odio, carico di rancore verso l’Occidente. Ma la contraddizione è solo apparente: come insegnano i killer di Parigi, l’essere un ultimo uomo occidentalizzato e un soldato del Califfato sono due cose che non si escludono a vicenda.

Adriano Scianca

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1 commento

Luca 21 Settembre 2016 - 6:10

Secondo me ci stanno prendendo per il culo, e questi attentati sanno un po’ troppo di strategia della tensione.

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