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“Accogliete gli immigrati nelle vostre case”: anche la Francia ha la sua Boldrini

by La Redazione
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cosseRoma, 11 ago – Dopo l’attentato sulla Promenade Des Anglais di Nizza, la mattanza del Bataclan, l’irruzione nella redazione di Charlie Hebdo, i disordine nelle banlieu, i foregin fighters partiti e votati alla causa della Guerra Santa in Siria, la Francia si prepara a rivedere la propria politica dell’accoglienza. O forse no.

Proprio ieri sulle colonne di Le Monde, la ministra (a ciascuno il suo) della Casa Emmanuelle Cosse si sarebbe detta pronta a rivedere in senso positivo il numero dei centri di accoglienza o, per dirla alla francese, dei CAO (centres d’accueil et d’orientation). Lanciati nel novembre del 2015, lo scopo di questi centri è quello di offrire agli immigrati una sistemazione momentanea in attesa di una di lunga durata. La ministra ha annunciato che, a fronte di una situazione emergenziale in cui gli alloggi sono saturi e fra Calais, Ventimiglia e Parigi a centinaia si sono accampati in strada, entro due mesi il numero di persone che dovranno essere accolte in queste strutture sarà più che raddoppiato. Si passerà da 2000 a 5000, il che metterà a rischio la capacità ricettiva delle strutture, aggiungiamo noi.

Tutte le città francesi coinvolte, ha detto Madame Cosse, avrebbero accettato la soluzione perché “gli accampamenti non soddisfano nessuno, neppure gli immigrati (…). Dobbiamo accogliere con dignità questi rifugiati. É una priorità e un impegno internazionale”. E anzi, entro poche settimane, alle 147 strutture esistenti se ne aggiungeranno altre 50, per un totale di 197 centri di accoglienza distribuiti in 78 dipartimenti. Siccome la soluzione risulta sí dignitosa ma particolarmente dispendiosa per le casse dello Stato, la ministra ha lanciato una proposta aggiuntiva: francesi, accoglieteli nelle vostre case!  Ad oggi già 500 immigrati abitano presso alcune famiglie grazie al lavoro di diverse associazioni “É un modo eccezionale per tessere dei legami e creare una rete (…) ma è necessario assicurare buone condizioni di accoglienza”. Allons enfants! Le jour de glorie est arrivé! Però non chiamatela sostituzione di popolo.

Aurelio Pagani

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7 comments

Mario 11 Agosto 2016 - 10:17

Magari regaliamogli anche la casa e la cittadinanza.

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Pietro 12 Agosto 2016 - 11:29

Mi raccomando, nelle VOSTRE case.Certamente non nella mia villa circondata da personale armato mentre tu non puoi nemmeno comprare un fuoco d’artificio senza essere schedato.

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Cinico 21 Agosto 2016 - 2:29

Ovvio, l’integrazione é per i sudditi, non per l’elite.

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Paolo 12 Agosto 2016 - 1:16

Questi buonisti mondialisti globalisti immigrazionisti ecc- ecc- – isti, hanno veramente – ma veramente – sfranto i c…

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Turzo 13 Agosto 2016 - 11:46

Ma quale fraternità?! Ma quale accoglienza?! Quale solidarietà?! Tutte balle. La verità è più fetida e inconfessabile. Anche per le tonache bianche… I negri dei gommoni servono a ben altro!
I negri dei gommoni servono ai drogati, quelli persi e sdentati postsessantottini (da eroina) e quelli cocainomani in Ferrari o quelli in scooter liceale, arrugginiti di canne e fumo da epatite già a 12 anni, perché come distribuiscono la merda i clandestini non ci riesce nessuno.
I negri dei gommoni servono anche e proprio a loro, agli avidi. Di denaro, di notorietà, di riconoscimento pubblico di presunta bontà.
I negri dei gommoni e le loro femmine piacciono e servono agli sporcaccioni di tutti i generi, che, con pochi spiccioli, si sono assicurati, fin dal loro primo sbarco clandestino, ore e ore di copule caffellatte.
I negri dei gommoni servono ai loro Paesi, per lottare contro i signori della guerra, per mandare a casa i tiranni sanguinari, per liberarsi dal giogo della teocrazia e dell’avidità di soldi e potere, per rinascere come popoli, per creare democrazia, per dare futuro al proprio continente, per abbattere capanne e bidonville e creare case e quartieri, per coltivare le proprie terre, per allevare i propri bestiami, per inaugurare scuole, università, ospedali, uffici. Tutto lì, nella loro terra. Come noi abbiamo fatto nella nostra.
Quando tutto questo entrerà nella testa dell’Occidente, dopo essergli entrato nelle viscere, sarà un Buongiorno.

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Paolo 13 Agosto 2016 - 1:56

Sottoscrivo.

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Cinico 21 Agosto 2016 - 2:26

Non accadrà mai, non ci sono mai riusciti in oltre 50 anni di decolonizzazione.

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