Tunisi, 19 mar – Alla fine sarebbe di 24 morti e 50 feriti il bilancio dell’attacco terroristico avvenuto ieri a Tunisi.
Il condizionale è d’obbligo perché, incredibilmente, a quasi 24 ore di distanza dall’assalto islamista, scattato mercoledì verso mezzogiorno, i giornali on line di mezzo mondo riportano ancora bilanci che variano da 19 a 24 morti.
La stessa Farnesina ha faticato e fatica tuttora non poco per sbrogliare la matassa. Si parla di quattro vittime italiane, ma il quadro non è chiaro. “E’ possibile che le vittime italiane siano quattro, ma per l’identificazione attendiamo una conferma ufficiale”, ha spiegato ancora questa mattina il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, ad Agorà. Delle quattro vittime italiane comunicate da Tunisi, “due non sono vittime ma feriti”, ma “ci sono due dispersi”, ha detto ancora Gentiloni.
Tra i morti ci sarebbero poi almeno tre giapponesi, due francesi, due colombiani, due polacchi, un australiano e uno spagnolo.
Come si diceva, tutto è accaduto ieri verso mezzogiorno, quando un commando di tre terroristi travestiti da soldati ha tentato di fare irruzione nella sede del Parlamento, dove in quel momento si stava discutendo una legge antiterrorismo.
Bloccati dalle forze dell’ordine, hanno sparato contro un pullman di turisti parcheggiato lì davanti. Poi si sono spostati all’interno del Museo del Bardo (adiacente all’Assemblea tunisina), prendendo in ostaggio centinaia di persone, fra cui almeno 100 italiani, tutti turisti.
Le forze speciali tunisine hanno fatto irruzione. Durante l’operazione sono state esplose anche alcune granate.
Ancora da verificare l’attendibilità della rivendicazione che sarebbe stata fatta dall’Isis, mentre tutto sembra portare alla Katiba Uqba ibn Nafi, un gruppo guerrigliero qaedista, che tuttavia, come altre organizzazioni simili, ultimamente sta subendo il fascino della propaganda dello Stato islamico.
Dinamica intensificata con l’afflusso di combattenti tunisini tornati da Siria e Iraq. La Tunisia è infatti il paese che ha fornito più foreign fighters all’Isis in rapporto ai suoi abitanti. Inoltre, benché esista uno Stato e la situazione sia molto lontana dal caos totale che si registra in Libia, nell’entroterra tunisino i gruppi terroristici sostituiscono spesso l’autorità centrale. Un altro frutto avvelenato delle “primavere arabe”…
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