Sofia, 14 nov – Il vento dell’Est soffia più freddo che mai e porta un altro sonoro schiaffone a Bruxelles. In Bulgaria e in Moldavia i due candidati filo-Ue sono stati infatti pesantemente sconfitti dai presidenti neoeletti filo-russi, Rumen Radev e Igor Dodon, che alla vigilia del voto hanno ribadito la ferma volontà di riallacciare i rapporti con Mosca, con tutta evidenza a scapito di Bruxelles. Se la Bulgaria è un paese membro dell’Unione Europea, la Repubblica moldava ambiva da anni, con i passati governi, a diventarlo. Adesso tutto cambia, anche se in entrambi i Paesi in questione il ruolo di capo di stato è decisamente meno rilevante rispetto a quello di capo del governo.
In Bulgaria però lo scossone è arrivato subito, con le immediate dimissioni del premier conservatore filo-ue Boiko Borisov. La vittoria di Radev, militare di carriera ed ex capo dell’aeronautica, a scapito del Presidente del Parlamento Tsetska Tsatcheva, ha di fatto aperto la crisi di governo a Sofia. Un periodo di instabilità annunciato che potrebbe concludersi con le prossime elezioni che verranno anticipate in primavera. E’ però chiaro che intanto il nuovo presidente lavorerà rivolgendosi più che altro a Mosca, considerato che il voto di protesta che gli ha assicurato la vittoria è legato in gran parte a questo punto cardine. Anche in Bulgaria c’è un popolo stufo dei diktat di Bruxelles.
Stessa cosa in Moldavia, pur trattandosi di un Paese fuori dall’Unione Europea, l’esito del voto è stato per certi versi ancora più importante in termini geopolitici. Anche in questo caso il candidato filorusso Igor Dodon ha battuto Maia Sandu, favorevole ad una svolta europeista di Chisinau. La Moldavia aveva firmato l’accordo di associazione con l’Ue, ma la crisi economica e la dilagante corruzione hanno portato l’elettorato a preferire un avvicinamento alla Russia. Dodon ha annunciato che rimetterà subito in discussione l’accordo con Bruxelles per riprendere i commerci con Mosca. E proprio in Russia avverrà la prima visita ufficiale del neo presidente moldavo. Non è affatto escluso poi che torni caldo il tema Transnistria, regione della Moldavia (sulla carta) confinante con l’Ucraina, stato autonomo (di fatto) che nel 2014 ha chiesto l’adesione alla Russia in seguito all’annessione della Crimea.
Eugenio Palazzini
1 commento
Il voto moldavo è molto più sorprendente di quello bulgaro, visto che l’80% dei moldavi è di etnia romena e teoricamente è a favore dell’unione con la Romania. L’opzione europeista è sempre stata prevalente, quindi che abbia vinto un filo russo la dice lunga sulla pessima immagine dell’UE in Europa orientale (non mi sorprende però: è normale che un popolo ortodosso alla lunga preferisca stare con una russia prepotente e corrotta ma pur sempre tradizionalista e cristiana piuttosto che con una UE che rinnega le identità e obbliga gli Stati ad accogliere i migranti e a parificare le coppie homo a quelle tradizionali.