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Tutti in linea

by Adriano Scianca
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Roma, 16 set – Linea. C’è quella che tengono i soldati, per resistere all’urto nemico. C’è quella che si segue, per non perdersi. C’è quella che delimita il perimetro di un oggetto e, così facendo, lo definisce, ne costituisce l’identità. Qual è la linea che definisce il Primato Nazionale, che ne costituisce l’identità, che gli permette di non perdersi, che lo protegge dagli attacchi nemici? Il fresco addio alla redazione di Stelio Fergola, che ha portato avanti questo sito in condizioni non semplici con onore e professionalità, pone, nelle sue stesse parole, una questione di linea. Lo stesso è accaduto quando, una settimana fa, il sottoscritto ha pubblicato su questo sito un lungo, per certi versi doloroso, ma per altri anche doveroso articolo sul libro Teoria Europa, di Darya Dugina. 

I nostri capisaldi

Sin dalla sua nascita, il Primato Nazionale ha avuto poche stelle polari per orientarsi, navigando per il resto a vista, come del resto fa chiunque voglia confrontarsi col reale anziché chiudersi in una parrocchietta, coccolato dal tepore di un catechismo immutabile. Quali erano queste stelle polari? In estrema sintesi:

– La difesa dell’Italia, dell’italianità, della millenaria continuità della nostra identità nazionale, e dei tre capisaldi della nostra memoria comune moderna. Ovvero il Risorgimento, la Grande guerra e il fascismo. 

– Il mito dell’Europa, il progetto dell’Europa potenza, che non solo non confligge col primo punto, ma ne è il completamento necessario. Altre culture nazionalistiche si sono basate sull’isolamento e lo sciovinismo, ma non la nostra. Per essere buoni italiani – è una lezione che va da Giuseppe Mazzini a Berto Ricci e fino ad Adriano Romualdi e Giorgio Locchi – bisogna essere più che italiani, l’italiano è autenticamente, eroicamente se stesso quando si supera.

– La lotta serrata contro tutte le mitologie egualitarie, antifasciste, mondialiste, globaliste. 

La nostra direzione

Ma le stelle polari indicano una direzione, non definiscono una mappa. Quella la si crea esplorando il territorio. E a volte si modifica il territorio per poi aggiornare la mappa, disboscando, tracciando vie, costruendo ponti, alzando muri, scavando solchi. Lo si fa sul terreno, tentando, sbagliando, ritentando. Può darsi che le analisi dell’attualità che abbiamo fatto discendere dai nostri principi siano talvolta state erronee. Capita solo a chi ci prova.

Abbiamo avuto molti compagni di strada. Nel periodo di massima espansione di questo progetto, l’intento era esplicitamente quello di fornire una casa comune a tutta una confusa area politica dai contorni sfumati. Mettendo uno a fianco all’altro persone che non si parlavano. Oppure parole d’ordine che facevano a pugni tra loro, non per ecumenismo ma con l’ambizione di riuscire a trovare una sintesi. Oggi questo ci viene talvolta rimproverato da parte di chi, ospitato (o invitato) nei nostri spazi, pensava solo per questo di averci iscritto alla sua personale setta. “Eravate come noi, ora siete diversi”. 

Né filorussi né antirussi

Per parlare franco: il Primato Nazionale non è mai stato filorusso né, adesso, è antirusso. Facciamo anche fatica a capire come si possa essere l’una cosa o l’altra. A meno che non ci si inventi che la Russia sia una specie di Terra Santa, con una storia nazionale da leggere in chiave escatologica. A quel punto, resa la Russia un valore assoluto, si potrebbe essere assolutamente filo o assolutamente anti. Ma chi potrebbe mai ragionare in modi così schematici e fanatici? (Ah, già…). Per tutti gli altri, essere filorusso o antirusso è tanto assurdo quanto essere, a priori, in astratto, filo (o anti) francese, filo (o anti) indonesiano, filo (o anti) cileno. In politica, ivi compresa la politica internazionale, ci si schiera in base a ciò che di volta in volta rappresenta un pericolo o un’opportunità.

Noi restiamo tutti in linea!

Per tutta una serie di ragioni che abbiamo spiegato a lungo, il Primato Nazionale, in controtendenza rispetto a qualche ex compagno di strada, ha ritenuto che nella fase attuale la Russia rappresenti un pericolo. Per se stessa, ovviamente per l’Ucraina,  e soprattutto per l’Europa. Più in generale e più terra terra, tendiamo istintivamente a diffidare di chi, se potesse, ci passerebbe per le armi dopo aver riscontrato che i nostri tatuaggi, la nostra libreria o la nostra cronologia internet appare poco rispettosa degli assetti e dei valori usciti trionfanti dalla Seconda guerra mondiale. 

Ognuno è libero di fare valutazioni diverse, augurando comunque a costoro di essere abbastanza sicuri dei propri tatuaggi, delle proprie librerie e delle proprie cronologie internet, qualora si presentasse l’occasione di vedere avverati i propri sogni. Quello che invece amici, ex amici e nemici non sono liberi di fare impunemente è diffamare un progetto o una comunità, dando una versione caricaturale della sua linea. Perché noi restiamo tutti in linea.

Adriano Scianca

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