Bruxelles, 18 feb – Dopo il gran rifiuto, è il momento delle dichiarazioni di belligeranza e, allo stesso tempo, dei toni accomodanti. Quello attorno alle sorti del programma di aiuti per la Grecia sembra sempre più una commedia dell’arte, nella quale il canovaccio è già scritto e gli attori si limitano ad interpretare i propri ruoli: ad uso “tecnico” quelli di Bruxelles, ad uso interno Tsipras, Varoufakis e, seppur da una prospettiva del tutto opposta, anche Schaeuble.
Ormai archiviati gli attriti emersi durante l’Eurogruppo, la battaglia si sposta adesso sulla legittimità del piano elaborato a suo tempo dalla Troika. “Non accettiamo proposte ricattatorie né ultimatum”, ha dichiarato il viceministro degli Esteri Nikos Chountis, salvo poi lasciare la porta aperta: “Voglio esprimere il mio cauto ottimismo in merito a un accordo e non voglio nemmeno prendere in considerazione altre possibilità”. Sulla stessa linea il titolare dell’Economia, Yanis Varoufakis: “In Europa sappiamo come procedere per trovare una buona soluzione partendo da un iniziale disaccordo”. Una dichiarazione che arriva dopo quelle di due giorni fa, quando aveva per l’ennesima volta garantito che la Grecia continuerà a far parte dell’Unione perché “l’Europa è indivisibile“.
Più duri i toni di Tsipras, eletto sull’onda dell’anti-austerità e che ora deve pur dare qualche tangibile segnale del suo lavoro in ambito comunitario. “Il piano è morto”, ha esordito, spiegando che “abbiamo inviato un chiaro messaggio all’Europa che eviteremo la trappola dell’austerità e lo faremo”. “Il negoziato non dipende dai tecnocrati ma dai leader politici europei” ha concluso. Per poi, nella tarda serata di ieri, fare una parziale marcia indietro: secondo indiscrezioni la Grecia potrebbe accettare una proroga dell’attuale piano per altri 6 mesi, limando i termini del programma e garantendosi così più tempo per trovare un percorso condiviso.
Entro giugno Atene necessita di quasi 7 miliardi, che diventano 19 da qui alla fine dell’anno. Risorse necessarie per rimborsare gli interessi al Fmi e pagare le cedole sui titoli di Stato attualmente in circolazione. Ad eccezione di Atene, la cui borsa ha comunque perso “solo” il 3.3% (aveva raggiunto un picco del -7% l’indomani della vittoria di Syriza) i mercati europei, nella giornata di ieri, non hanno mostrato particolare nervosismo. Segno probabilmente che gli operatori finanziari credono nel buon esito delle trattative.
Filippo Burla
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