Roma, 14 feb – Le regioni a statuto ordinario del Nord danno oltre 100 miliardi di euro all’anno di solidarietà al resto del Paese. Il risultato emerge da una elaborazione, su dati 2012 (ultimi disponibili), realizzata dall’ufficio studi della Cgia di Mestre che ha calcolato il residuo fiscale di ogni regione italiana.
Il residuo fiscale è la differenza fra le entrate e le spese di ogni amministrazione e, secondo lo studio dell’organizzazione mestrina, tutte le regioni del settentrione versano tutte molto più di quanto ricevono. “La Lombardia, ad esempio, registra un residuo fiscale annuo positivo pari a 53,9 miliardi di euro. Questo vuol dire che ogni cittadino lombardo (neonati e ultracentenari compresi) dà in solidarietà al resto del Paese oltre 5.500 euro all’anno”, si legge nel documento. Non va molto meglio per il Veneto, che si colloca in seconda piazza con un residuo positivo di oltre 18 miliardi. Analogo discorso, sia pure con cifre diverse e più contenute, vale anche per Emilia-Romagna, Piemonte, Liguria, Toscana, Lazio e Marche.
Il discorso ovviamente si inverte se la stessa analisi è condotta nel meridione, dove le regioni presentano un saldo fiscale negativo: ricevono più di quanto versano. “La Sicilia ha il peggior saldo tra tutte le 20 Regioni d’Italia, in termini assoluti è pari a -8,9 miliardi di euro. In Calabria il residuo è pari a -4,7 miliardi di euro , in Sardegna a -4,2 miliardi, in Campania a -4,1 miliardi e in Puglia a -3,4 miliardi di euro”.
Il quadro che emerge dallo studio Cgia è quello di un’Italia divisa praticamente in due. “Il principio della solidarietà -afferma il segretario dell’associazione degli artigiani, Giuseppe Bortolussi- non è in discussione, ci mancherebbe. Tuttavia, c’è un grosso problema. Se, come ha fatto nell’ultimo decennio, lo Stato centrale continuerà nella politica dei tagli lineari, facendo mancare risorse e costringendo le Autonomie locali ad aumentare le tasse, anche al Nord la qualità delle infrastrutture, della sanità, del trasporto pubblico locale e della scuola potrebbe venir meno”. Sempre secondo Bortolussi, questo potrebbe portare ad una recrudescenza delle rivendicazioni settentrionali: “La questione, purtroppo, non si è dissolta: soprattutto a Nordest cova ancora sotto la cenere. Per questo è necessario riprendere in mano la riforma del federalismo fiscale e portarla a termine, premiando i territori più virtuosi e penalizzando chi, invece, gestisce in maniera scriteriata la cosa pubblica”.
Filippo Burla