Roma, 19 giu – Cambio al vertice. Lo schema di potere renziano non si ferma e, dopo la girandola ai posti di comando delle grandi controllate pubbliche, non poteva mancare il fulcro della finanza di Stato: dopo giorni di trattative, Franco Bassanini, presidente di Cassa depositi e prestiti, ha accettato di rassegnare le proprie dimissioni. Verrà sostituito da Claudio Costamagna.
Costamagna, chi era costui? Non proprio un grand commis pubblico -o secondo altra, quasi patetica definizione, un “boiardo”- ma un’intera carriera nel settore privato: appena dopo la laurea in Bocconi un incarico a Citibank, poi Montedison per entrare successivamente, nel 1988, in Goldman Sachs, dove rimarrà per vent’anni. Nel 2006 approda come amministratore indipendente in Luxottica, dove conosce Andrea Guerra. Sarà proprio l’ex dirigente del gruppo della famiglia Delvecchio a presentarlo, nella veste di suo consigliere, a Matteo Renzi. Vi ricordate il capitalismo di relazione che secondo il premier tanto male avrebbe fatto all’economia italiana? Ecco, è proprio questo.
Nell’occhio del ciclone è anche Giovanni Gorno Tempini, attuale amministratore delegato della Spa di via Goito. Anch’egli sarebbe inviso al premier, che gli preferirebbe Fabio Gallia. Un altro banchiere, attuale ad e direttore generale di Bnl, al momento rinviato a giudizio per truffa su prodotti derivati.
Spicca, nel curriculum del nuovo presidente, quel ventennio passato a Goldman Sachs, giusto nel periodo delle privatizzazioni post-tangentopoli, nelle quali la banca d’affari newyorchese affondò pienamente le mani in qualità di advisor. Cassa Depositi e Prestiti controlla più di una partecipata pubblica -Eni, Fintecna e quindi Fincantieri, Fondo strategico italiano e così via- e non ha mai fatto mistero di non disprezzare, anche se la mano del ministero a caccia di acquirenti per il debito pubblico è sempre presente, l’intervento di capitali esteri come quelli cinesi che hanno fatto il loro ingresso in Snam e Terna per il tramite di Cdp Reti, arrivando addirittura a nominare degli amministratori. Una nomina, quella di Costamagna, che annuncia nuove privatizzazioni in arrivo?
Un indizio lo si può rintracciare nelle rassicurazioni sul fatto che Cassa non diventerà “una nuova Iri“. Quale sia lo spauracchio di uno strumento che permise, fra gli altri, all’Italia di divenire la quarta potenza economica del mondo, non è dato sapere. Fatto sapere che, al di là delle definizioni, Cassa è comunque già una nuova Iri. Non nei suoi aspetti deteriori, ma come strumento di politica industriale. D’altronde sulla scelta di Costamagna ha pesato -e non poco- la sua caratura globale, nonché i rapporti di reciproca conoscenza con gli investitori internazionali. Non si spiega, peraltro, la fretta con la quale si è affrontata la questione. Cassa non necessitava di un così rapido ricambio, tanto che le fondazioni bancarie azioniste di minoranza dell’ente hanno dovuto fare quadrato per evitare di essere tagliate fuori dalla partita. Una rapidità, quella del governo, più che sospetta.
C’è poi un secondo aspetto, non trascurabile. Cassa depositi e prestiti gestisce, tramite convenzione con Poste, niente meno che 250 miliardi di risparmi degli italiani. Un aspetto che ha scatenato subito le mire del leader leghista Matteo Salvini, il quale punta sull’asservimento del governo: “Renzi, senza vergogna, mette le mani sui risparmi degli italiani, nominando un ex banchiere di Goldman Sachs alla guida della Cassa Depositi e Prestiti, che raccoglie 250 miliardi di risparmi postali degli italiani. Poteri forti serviti e accontentati. Questo è pericoloso ma noi lo fermeremo, tranquilli!”, ha tuonato sul proprio profilo facebook.
Una posizione, quella del segretario del Carroccio, ripresa anche dal presidente di Sovranità, Simone Di Stefano: ” Non posso non condividere questa importante affermazione di Matteo Salvini. E aggiungo: Cassa Depositi e Prestiti non solo deve rimanere pubblica e ITALIANA (considerate che Renzi ha già fatto entrare lo Stato Cinese)… Ma dobbiamo tramutarla in una grande banca pubblica che finanzi piccola e media impresa: far girare il denaro contante è l’unico modo per far ripartire l’economia reale”.
Filippo Burla
5 comments
Se devo contare su Salvini per salvare i miei risparmi, mi sento poco “tranquillo”, penso che li metterò sotto la mattonella…
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