Roma, 29 mar – La pandemia da coronavirus ha danneggiato pesantemente i mercati finanziari. Anche se a dire il vero non tutti sono rimasti scottati da questa crisi globale. Ad esempio il fondo Bridgewater ha puntato 14 miliardi di dollari sul crollo delle borse europee. Ma l’hedge fund non è stato il solo districarsi bene in questa crisi.
Jeff Bezos riesce a limitare i danni
Se Jeff Bezos è uno degli uomini più ricchi al mondo non è un caso. Un grande finanziere è come un campione di scacchi: sa quali pedine muovere e soprattutto quando farlo. Per questo non deve sorprenderci la notizia riportata dal Wall Street Journal. Secondo il celebre quotidiano economico, l’amministratore delegato di Amazon, poco prima che la Borsa di New York raggiungesse il massimo storico, ha venduto azioni della società da lui fondata, per 3,4 miliardi di dollari, pari a circa il 3% della sua partecipazione. Una mossa inaspettata per tutti gli addetti ai lavori ma, che nel giro di pochi giorni, si è rivelata lungimirante. Ha saputo vendere al momento giusto evitando ben 317 milioni di dollari di perdite (almeno sulla carta). Sarebbe bastato mantenere quelle azioni fino al 20 marzo per essere investito dall’uragano generato dalla pandemia.
A cosa è dovuto questo tempismo? Forse Bezos era in possesso di informazioni riservate? O si è trattato solo di fortuna? Una risposta a queste domande la troviamo nelle dichiarazioni di Antonio Simeone, amministratore delegato e fondatore di Euklid (fondo di investimento che lavora esclusivamente con algoritmi basati su Intelligenza Artificiale) rilasciate a Il Sole 24 Ore. Simeone ricorda che “Bezos, prima di fondare Amazon, lavorava per DE Shaw, Hedge Fund quantitativo tra i più longevi e profittevoli”. Insomma, non è certo un pivello. “Detto questo – continua l’ad di Euklid – è giusto sottolineare che il mercato era abbastanza tirato anche prima che scoppiasse la pandemia, e sembrava cercasse solo la giusta scusa per crollare. È difficile dire con certezza se queste scelte siano legate totalmente alla pandemia da coronavirus, ed è difficile anche dire che questi dirigenti si siano affidati ad algoritmi per prevedere il mercato”.
Gli altri big della finanza che hanno resisto allo tsunami del coronavirus
Quanto detto, però, non basta a spiegare come anche altri big della finanza hanno trovato riparo davanti al tornado generato dalla pandemia. Vediamo perché.
Sono oltre 150 i top manager che hanno venduto, tra l’inizio di febbraio e il 20 marzo, azioni delle proprie società quotata in Borsa. Le cifre sono da capogiro: almeno un milione a testa e un valore complessivo di circa 9,2 miliardi di dollari, scongiurando in questo modo perdite per 1,9 miliardi totali. A fornirci questi dati è un’inchiesta ancora del Wall Street Journal, che ha analizzato più di 4 mila comunicazioni inviate nel periodo in esame alla Sec, l’autorità di controllo dei mercati americani.
Facciamo qualche esempio. Il primo della lista, ça va sans dire, è Larry Fink, co-fondatore, presidente e amministratore delegato di BlackRock, la maggior società del risparmio gestito del mondo, ha venduto azioni proprie pari a 25 milioni di dollari il 14 febbraio, scongiurando una perdita potenziale di 9,3 milioni. È bene ricordare che Larry Fink è uno degli uomini più influenti della finanza mondiale. La “Roccia Nera”, infatti, vanta un patrimonio gestito di 6.3 trilioni di dollari: una somma pari al Pil di Francia e Spagna messe insieme, quasi tre volte il nostro debito pubblico. Essendo azionista di peso in molte banche è il primo investitore straniero in Europa e in Italia. Inoltre, grazie al suo software per la gestione dei rischi, Aladdin, controlla indirettamente altri 20mila miliardi di dollari. Ma Fink è in buona compagnia. Anche Lance Uggla, ceo di IHS Markit, (società di dati e analitica) il 19 febbraio ha venduto azioni della sua azienda per 47 miliardi di dollari. Una scelta lungimirante che gli ha fatto risparmiare 19,2 milioni. Ed è poi la volta di Marc Rowan, co-fondatore e direttore di Apollo Global Management, tra febbraio e inizio marzo ha venduto 99 milioni di dollari di azioni, scansando perdite potenziali per circa 40 milioni. La fortuna, dunque, come insegnavano gli antichi romani aiuta sempre gli audaci?
Bisogna saper “perdere”
Difficile da credere. Anche se è bene chiarire che il vantaggio dei big della finanza non è frutto di pratiche come l’insider trading (la compravendita di asset finanziari da parte di soggetti, persone o istituzioni, che hanno avuto accesso a informazioni riservate). Non siamo neanche in presenza di un complotto. Sono solo le regole di un gioco che è tutto fuorché meritocratico. I mercati finanziari ci appaiono delle grandi bische: sono in tanti a giocare ma alla fine vince solo il banco. Inoltre, in questo caos non si riesce a distinguere il vero scommettitore dal compare del biscazziere. Le grandi corporation, infatti, scommettono su più tavoli: puntano le loro fiches sia sul nero che sul rosso, e alla fine comunque vada hanno sempre la meglio. Il capitalismo apolide si mantiene vivo proprio grazie alla sua capacità di adattarsi ai tempi.
Il sistema che ci troviamo di fronte non è basato su potere gerarchico e piramidale. Esso, piuttosto assume le sembianze di un labirinto che imprigiona le sue prede dando loro la sensazione di essere libere.
Salvatore Recupero
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