Roma, 20 gen – Il semestre italiano di presidenza dell’Unione Europea si era aperto con l’obiettivo, da parte del premier Matteo Renzi, di introdurre, all’interno della disciplina comunitaria sui conti pubblici, margini di flessibilità. In specie con riferimento agli investimenti produttivi, da scomputare nel calcolo del rapporto deficit/Pil. L’obiettivo è poi diventato niente più che un generico “auspicio” in sede di chiusura della presidenza di turno.
La risposta di Bruxelles non si è fatta attendere. “Per l’Italia lo sforzo di bilancio quest’anno passa per rispettare l’obiettivo di medio termine passa da 0,5% del Pil a 0,25%”, ha affermato il commissario agli affari economici Pierre Moscovici. L’analisi sul bilancio “si farà a inizio marzo e si baserà sull’applicazione della flessibilità”, che quindi viene ricompresa all’interno dei parametri, fermo restando che “l’impegno dello 0.25% va comunque rispettato”.
L’Italia si conferma così vigilata speciale e infatti, precisa sempre il commissario, ““Le riforme devono andare avanti e devono essere rafforzate”, specificando come “entro questa settimana devono arrivarci i dati su bilancio, riforme e sforzi” attuati dal governo nell’ottica di centrare i parametri richiesti. Il pericolo in agguato è sempre quello delle sanzioni, che secondo il commissario “sono una sconfitta, lo scopo della Commissione non è punire ma convincere”. Un’osservazione che suona più come un avvertimento.
Filippo Burla