Roma, 8 nov – L’agenzia di rating americana nel suo ultimo report mensile sull’Italia ha lasciato intendere senza se e senza ma che se al prossimo referendum costituzionale dovessero vincere i No, il rischio declassamento si farebbe concreto. Un altro attore straniero si inserisce così a sostegno della campagna referendaria voluta da Renzi e dai suoi sodali.
Per Moody’s la vittoria del Si darebbe speranze all’Italia per rilanciare la crescita e migliorare la qualità del credito sovrano. Per quanto l’outlook sia stabile per la nostra nazione, gli eventuali progressi sono comunque legati in maniera molto stretta all’esito del voto popolare del 4 dicembre.
Poi all’interno del report emanato da Moody’s si leggono anche analisi condivisibili: “le attività economiche della terza economia dell’area euro restano bloccate da ostacoli amministrativi e il costo del lavoro è cresciuto più della produttività, schiacciando i margini di profitto e contribuendo ai bassi investimenti”. Resta da comprendere come l’abolizione del Cnel (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro), organismo statale che costa soltanto 20 milioni l’anno – bazzecole di fronte ai buchi e agli sprechi del bilancio pubblico – possa giovare ai succitati problemi elencati da Moody’s.
Nel bollettino dell’agenzia di rating si analizzano anche i dati relativi al nostro debito pubblico che secondo le stime raggiungerà un picco tra la fine di quest’anno e l’inizio del prossimo (133% del Pil) per poi stabilizzarsi e infine scendere nel 2018. Ma sappiamo come queste previsioni rosee siano sempre disattese.
Un altro fattore di rischio per l’Italia è rappresentato dal sistema creditizio “a causa della grandezza delle banche e dalla debole qualità intrinseca della qualità del credito”.
Per Moody’s il rating italiano potrebbe anche migliorare a condizione che, oltre all’esito referendario favorevole al Si, ci siano le condizioni per realizzare con successo le riforme economiche e del lavoro.
Vengono infine confermati i dati relativi alla crescita economica del prossimo anno (Pil + 1%) e l’impatto negativo che potrebbe arrivare da un calo del surplus primario.
Moody’s si aggiunge così a quanto minacciato già a settembre da Fitch che aveva avvisato l’Italia sugli esiti nefasti che si avrebbero in caso di vittoria del No: “Uno choc negativo per l’economia e il merito di credito italiano”. Per le agenzie di rating, che altro non sono che organismi sovranazionali che obbligano i paesi a dettami politici economici favorevoli alla mondializzazione ricattandoli sotto la scure di un giudizio che si ripercuote sui titoli di stato collocati nei mercati finanziari, tutto deve proseguire secondo le volontà dei poteri forti che appoggiano il governo Renzi, affinche “nessuna turbolenza politica o problema nel settore bancario possa ripercuotersi sull’economia reale o sul debito pubblico”. Pena il declassamento.
Giuseppe Maneggio
6 comments
Pietro Frignani Queste agenzie di rating sono associazioni a delinquere andrebbero eliminate stanno ricattando i paesi in difficoltà facendo soffrire le persone comuni e pure le PMI.
Maledette vipere!
O come diceva Benigni il finto buono, il finto intelligente: “Maledetti vipere”!
meglio non citare benigni, ha detto che voterà si sto venduto
Cara Moody’s di questa minchia, questo sara per me un incentivo in più per votare NO NO Noooooo, capito bastardi, go to fuck
Fanculo e agenzie di rating fanculo le oligarchie finanziarie. Voterò NO anche per darvi un calcio in culo.
C’erano dubbi su chi fece diventare il ‘sindaco’, del secondo partito alle ultime politiche, presidente del consiglio?
Se poi la plutocrazia volesse fare in Italia, quello che non sono riusciti a fare in Gb, per la Brexit, ed in USA, con le recenti elezioni, vorrà dire che si voterà NO al referendum con un motivo in più ed un sorriso tra le labbra. Eja!